Benzinai in riserva e parte lo sciopero
Sarà una due giorni di inferno quella che attende gli automobilisti italiani, alle prese con uno sciopero dei benzinai che è stato programmato dalle 19 di oggi (dalle 22 sulle autostrade) fino alle 7 del 14 dicembre. Un’agitazione che cade al centro della settimana e che spingerà tutti quelli che utilizzano l’auto per lavoro a premunirsi per tempo, con il risultato che per oggi e fino a stasera si prevedono lunghe code presso i distributori, soprattutto nelle grandi città. L’iniziativa però non arriva come un fulmine a ciel sereno ed è il risultato inevitabile di una politica economica che non ha voluto ascoltare le ragioni di migliaia di benzinai, molti dei quali sono titolari di partita Iva, ridotti sul lastrico da condizioni lavorative ormai insostenibili.
Da una parte infatti ci sono tasse sempre più pesanti da parte dello Stato. Basti pensare che nel solo ultimo anno ci sono stati ben sette aumenti delle accise, le imposte che si pagano su benzina e gasolio e che finiscono direttamente nelle casse del Fisco. Una situazione che fa sì che oggi quasi la metà del prezzo che si paga alla pompa sia costituito da tasse.
Dall’altra parte ci sono le compagnie petrolifere che impongono ai gestori condizioni sempre più pressanti e che ora pretendono di ottenere guadagni anche da iniziative legate a sconti o a carte fedeltà lanciate dai singoli benzinai. Questi ultimi dunque sono sempre più tra l’incudine e il martello, con il risultato che i margini di guadagni per loro si sono ridotti della metà. Si è passati infatti da poco meno dei 4 centesimi di qualche anno fa, agli attuali poco meno di due centesimi al litro. Perché è bene ricordarlo che questa è la cifra che incassa il singolo benzinaio dalla vendita di ogni litro di carburante. In una situazione di tale disagio ovviamente sta incidendo in maniera devastante anche la crisi economica. Basti pensare che sulla rete autostradale i consumi sono crollati del 50%, una flessione che sulle strade ordinarie ha causato invece una contrazione dei volumi di vendita del 20%. Gli italiani insomma circolano di meno, e se lo fanno cercano comunque di spostarsi su distanze ridotte risparmiando il più possibile proprio sui carburanti.
Di qui le difficoltà ormai quasi insormontabili per molti gestori di pompe, che tra l’altro domani saranno davanti a Montecitorio per manifestare pubblicamente il proprio disagio.
Ma i problemi per gli automobilisti non finiranno con lo sciopero dei prossimi giorni. Tra il 24 e il 31 dicembre i benzinai attueranno infatti un’altra forma di protesta. Non accetteranno carte di credito per i pagamenti. Anche questa iniziativa è l’ultimo atto di una querelle che si trascina da mesi. Con il decreto sulle liberalizzazioni infatti, erano state abolite le commissioni sui pagamenti di carburante sotto i 100 euro. Pare però che banche e intermediari finanziari abbiano trovato comunque il modo di addebitare ai gestori spese di commissioni fisse, indipendenti cioè dalla singola transizione. Un gioco delle tre carte che porta molti benzinai a non poter sostenere economicamente il pagamento elettronico, pena il dover andare in perdita. Di qui la clamorosa iniziativa di dire no alle carte di credito. Quindi gli automobilisti italiani sono avvisati, per circolare, tra Natale e Capodanno, sarà bene avere sempre contante a portata di mano.