Cartelle pazze, come difendersi da un incubo
Uno degli ultimi fuochi d’artificio del Fisco di questo 2012, per una volta, è a nostro favore. Dopo averci tartassato per un anno intero con nuove tasse e dopo aver messo molte partite Iva in gravi difficoltà economiche, nelle pieghe della Legge di Stabilità è stato inserito un emendamento che attenua gli effetti delle cosiddette cartelle pazze.
L’incubo di ogni contribuente
Con il termine cartella pazza si definiscono le richieste di pagamento da parte di Equitalia o di altri enti di riscossione, che palesemente si rivelano sbagliate. Multe che risultano non saldate e che invece abbiamo regolarmente provveduto a pagare, bollette di servizi comunali che vengono richieste ad anni di distanza, nonostante noi siamo sicuri di aver versato con regolarità. Un piccolo incubo per ogni onesto contribuente, visto che spesso si tratta di andare a ritrovare in fondo a qualche cassetto, vecchie ricevute abbandonate, o di cui credevamo non aver più bisogno. Senza contare il sempre possibile contenzioso che si scatenava con l’ente di riscossione che poteva durare anche tempi biblici, con sanzioni e interessi di mora che nel frattempo crescevano a dismisura. Il risultato era purtroppo che spesso, molti contribuenti, davanti a una cartella pazza sceglievano comunque di pagare, pur di non incorrere in ulteriori problemi. Insomma, un vero abuso.
Cambiano le regole
Proprio per cercare di arginare questo fenomeno che rappresentava il terrore di migliaia di italiani, e in particolare di tantissime partite Iva, si è pensato di stabilire delle nuove regole. D’ora in poi il contribuente che, di fronte ad una cartella esattoriale sbagliata, può dimostrare di avere ragione, potrà inviare la prova di aver fatto il proprio dovere, ottenendo in questo modo la sospensione automatica della riscossione obbligatoria. Se poi entro 220 giorni non riceverà nessuna risposta da parte dell’amministrazione pubblica, la cartella pazza si riterrà automaticamente annullata. Da precisare che il contribuente ha 90 giorni di tempo dalla notifica della cartella esattoriale ritenuta sbagliata, per inviare, anche per via telematica, le prove che dimostrino o che l’ente creditore iniziale (per esempio il Comune o la polizia municipale) si erano sbagliati, oppure che la successiva cartella di pagamento risulta errata. Potrà farlo però per una serie di casi ben precisi che di seguito elenchiamo.
I motivi per chiedere l’annullamento di una cartella pazza
Un contribuente che riscontri una delle circostanze riportate nella legge, potrà chiedere l’annullamento di una cartella esattoriale ritenuta sbagliata:
1) cartella esattoriale soggetta a prescrizione o decadenza del diritto di credito sotteso, intervenuta in data antecedente a quella in cui il ruolo è reso esecutivo;
2) esistenza di una sospensione amministrativa comunque concessa dall’ente creditore;
3) presenza di un provvedimento di sgravio emesso dall’ente creditore;
4) pagamento effettuato, riconducibile al ruolo in oggetto, in data antecedente alla formazione del ruolo stesso, in favore dell’ente creditore;
5) esistenza di una sospensione giudiziale, oppure da una sentenza che abbia annullato in tutto o in parte la pretesa dell’ente creditore, emesse in un giudizio al quale il concessionario per la riscossione non ha preso parte;
6) qualsiasi altra causa di non esigibilità del credito
Insomma, forti di queste motivazioni, d’ora in poi, anche noi partite Iva, avremo qualche elemento in più da far valere nei confronti di un Fisco la cui voracità purtroppo dobbiamo sempre cercare di contenere. In tutti i modi.