Crediti certificati, un passo in più per incassarli

È noto che in Italia lo Stato sia un pagatore a lungo termine: si fattura oggi si incassa molto in là nel tempo. Per abbreviare la tempistica di pagamento da un paio d’anni è in vigore una legge che impone alla Pubblica Amministrazione di pagare il fornitore entro 30, o al massimo, 60 giorni. E se il termine non viene rispettato?
Per incassare i crediti bisogna ricorrere al meccanismo della certificazione, una sistema che può consentire di rendere liquido il credito.
Credito liquido
Non si tratta di una procedura banale, poiché dopo aver ottenuto l’attestazione sarà possibile anche sfruttarla per compensare eventuali importi da pagare allo Stato. In altri termini se si ha un debito nei confronti della Pubblica amministrazione si può versare soltanto la differenza tra l’importo da pagare e la somma del credito vantato nei confronti dello stato che è stato certificato.
I vantaggi non finiscono qui. Infatti oltre alla strada della compensazione si può sfruttare il credito certificato anche per ottenere un’anticipazione bancaria. In alternativa è possibile anche cedere completamente alla banca il credito. Quindi senza dubbio la strada della certificazione è un percorso che conviene seguire.
I termini
Tutti gli enti della Pubblica Amministrazione – quindi lo Stato, gli Enti pubblici nazionali, le Regioni, le Province, i Comuni, gli Enti del servizio sanitario nazionale – sono obbligati a certificare i crediti entro 30 giorni dalla richiesta effettuata dai fornitori. In particolare l’ente dovrà attestare o che il credito è “liquido, certo ed esigibile”, oppure che queste tre caratteristiche non sono presenti.
Per agevolare le richieste di certificazione, l’intera procedura è stata trasferita su una piattaforma informatica (certificazionecrediti.mef.gov.it), accendendo alla quale è possibile inviare la richiesta in forma telematica.
Ovviamente come tutti i canali digitali anche per poter utilizzare questa piattaforma occorre essere muniti di firma elettronica e di una casella di posta elettronica certificata (Pec).
L’utilizzo della certificazione
Una volta ottenuta la certificazione la cosa più banale è compensare il credito. Si potrà quindi evitare di pagare (fino all’importo del credito certificato) eventuali debiti fiscali (per tasse nazionali, regionali o comunali) o previdenziali (verso Inps o Inail) che sono già iscritti a ruolo, ossia per i quali è stata già ricevuta una cartella di pagamento.
Se dopo la compensazione c’è ancora spazio, il credito può essere ceduto a una banca oppure a una società di factoring.
Infine, se la Pubblica Amministrazione non risponde entro 30 giorni dalla richiesta, si può presentare allo stesso ente pubblico la domanda per la nomina di un commissario ad acta che curerà le attività necessarie per la certificazione.