Tre modi per riprendere i soldi che il Fisco ci deve

È il rapporto con il Fisco che tutti sogniamo: quello da creditori. Non succede spesso di questi tempi, ma può capitare che nella gestione dell’Iva la nostra situazione sia a credito. In altre parole, che sia il Fisco a doverci dei soldi. In questo caso, sono tre le soluzioni a nostra disposizione.
La prima è utilizzare il credito in compensazione con l’Iva a debito che matureremo nei mesi o trimestri successivi.
La seconda possibilità è compensare il credito con altre imposte o contributi dovuti. In pratica, lo scaliamo dalle imposte diverse dall’Iva che dobbiamo pagare.
“Per le compensazioni superiori a 5.000 euro è necessario presentare una preliminare dichiarazione Iva dalla quale emerge il credito”, spiega Giuseppe Bernoni, fondatore dello Studio Bernoni e Associati e uno dei più autorevoli commercialisti italiani. “Per i crediti superiori ai 15.000 euro è necessario che un professionista verifichi la correttezza formale della dichiarazione e la regolare tenuta delle scritture contabili, apponendo il visto di conformità nella dichiarazione Iva”.
Il visto di conformità deve essere apposto da un professionista abilitato (professionisti iscritti all’albo dei dottori commercialisti, consulenti del lavoro, soggetti iscritti nei ruoli degli esperti delle Camere di Commercio ecc.): l’obiettivo è evitare l’utilizzo in compensazione di crediti inesistenti. Ecco perché viene richiesto l’intervento di un esperto, competente e indipendente, che attesti l’esistenza e la spettanza del credito Iva.
Se ci troviamo in una situazione di debito nei confronti dell’Erario non saldato alla scadenza e per un importo superiore ai 1.500 euro, non possiamo chiedere la compensazione dell’Iva a credito fino a quando non salderemo la nostra precedente pendenza. Il limite massimo che si può portare in compensazione con altre tasse è di 516.456 euro.
Infine, la terza soluzione è la richiesta di un rimborso, se il credito è superiore a 2.582,28 euro e se rientriamo nelle categorie di contribuenti che hanno diritto a richiederlo (si veda il paragrafo seguente).
Chi può chiedere il rimborso
Non tutti possono chiedere il rimborso Iva. Come indicato da Giuseppe Bernoni, solo chi fa parte dell’elenco seguente ha la possibilità di farlo:
- contribuenti che effettuano operazioni attive (vendita di beni o prestazioni di servizi) con aliquota Iva inferiore rispetto alle aliquote relative agli acquisti. Per esempio chi acquista con Iva al 21% e rivende con Iva al 10%;
- contribuenti che effettuano operazioni non imponibili (cessioni all’esportazione e assimilate) per un ammontare superiore al 25% del totale complessivo di tutte le operazioni effettuate. Cioè quando più di 1/4 della nostra attività è composta da esportazioni;
- contribuenti che hanno presentato la dichiarazione Iva a credito negli ultimi tre anni. In questo caso, può essere richiesto a rimborso il minore dei tre importi a credito
- contribuenti che hanno cessato l’attività. In questo caso l’Iva a credito può essere anche inferiore a 2.582,28 euro;
- contribuenti che acquistano beni ammortizzabili oppure beni e servizi per studi e ricerche, limitatamente all’imposta relativa a tali acquisti;
- contribuenti che effettuano in prevalenza all’estero operazioni che, se effettuate in Italia, darebbero il diritto alla detrazione;
- operatori esteri identificati ai fini Iva in Italia o che hanno nominato un rappresentante fiscale;
La richiesta di rimborso deve essere corredata da una garanzia o fidejussione rilasciate a favore dell’Agenzia delle Entrate per l’importo chiesto a rimborso.
Quando e come chiedere il rimborso
La data da tenere presente per la richiesta del rimborso Iva è quella della dichiarazione Iva annuale, che va presentata entro il 30 settembre dell’anno successivo. Chi opera con gestione trimestrale dell’Iva, invece, deve inviare telematicamente il modello TR entro l’ultimo giorno del mese successivo al trimestre di riferimento.
I tempi del rimborso dovrebbero essere di circa 60-90 giorni. In caso di ritardo, abbiamo diritto al pagamento degli interessi maturati. Ovviamente, prima del rimborso, una volta riscontrati i nostri requisiti, il Fisco ci chiederà i documenti a supporto di quanto richiesto e, inoltre, verificherà la nostra situazione fiscale per valutare eventuali pendenze o debiti con l’Erario.