Fuga dalla Gestione separata Inps

Fuga dalla Gestione separata. È il tema trattato in un seminario organizzato il 2 ottobre scorso dall’Acta (Associazione consulenti del terziario avanzato). L’organizzazione guidata da Anna Soru rappresenta infatti parecchi iscritti a un particolare fondo dell’Inps che costringe ogni anno quasi 2 milioni di partite Iva o di lavoratori parasubordinati (come i collaboratori a progetto) a pagare una montagna di contributi.
Si tratta appunto della Gestione separata, che raccoglie i versamenti previdenziali di tantissimi professionisti non iscritti agli Ordini o non riconducibili a figure un po’ più “tradizionali” del lavoro autonomo, come i commercianti e gli artigiani. Da anni, la Gestione separata è diventata una sorta di “gallina dalle uova d’oro” per l’Inps poiché, a differenza dei fondi previdenziali di molte altre categorie, presenta un attivo di bilancio di circa 6 o 7 miliardi ogni 12 mesi.
È un risultato “da record” che ha una ragion d’essere ben precisa. I contributi versati dagli iscritti a questa Gestione sono infatti altissimi: ammontano a circa il 27% del reddito lordo dichiarato, cioè tra i 7 e i 15 punti in più rispetto alle quote pagate invece da altre classi di lavoratori autonomi. Per i commercianti e gli artigiani, per esempio, l’aliquota supera di poco il 20%, mentre per alcuni professionisti iscritti agli Ordini non oltrepassa neppure il 10-15%. Senza dimenticare, poi, che l’ultima riforma del lavoro voluta dal ministro del Welfare, Elsa Fornero, ha stabilito un aumento dal 27 al 33% dei contributi per gli iscritti alla Gestione separata, seppur con un percorso graduale che terminerà nel 2018.
Per questi motivi l’Acta ha deciso di dire basta. Nel corso del seminario sono state illustrate alcune via d’uscita per i professionisti con partita Iva che non vogliono iscriversi alla Gestione separata, ormai divenuta il fondo dell’Inps più iniquo di tutti. La soluzione proposta dagli esperti è principalmente la costituzione (quando è possibile) di un’impresa commerciale, di un’azienda artigiana o di altri tipi di società (come le Srl e le Sas – Società in accomandita semplice). In questo modo, il popolo delle partite Iva può destinare i propri soldi ad altri fondi previdenziali dell’Inps un po’ meno esosi come, appunto, quelli dei commercianti e degli artigiani.