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Affitto: tutto quello che c’è da sapere sulla restituzione della caparra

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Giulia De Sanctis

Al termine di ogni affitto, il locatore provvede alla restituzione della caparra di affitto, ma ci sono casi in cui può trattenerla

La restituzione della cauzione è un tema che interessa tutte le persone che mettono o prendono in affitto una casa – o anche solo una stanza -.

Al momento della riconsegna delle chiavi dell’appartamento da parte del conduttore, il proprietario dell’appartamento è tenuto alla restituzione della caparra di affitto, una somma di denaro che viene data al proprietario all’inizio del rapporto come garanzia dell’adempimento degli obblighi da parte del conduttore e che, pertanto, può essere anche trattenuta.

Prima di affrontare il tema della restituzione della somma, vediamo che cosa dice la legge in merito alla cauzione per l’affitto: la normativa che regolamenta il deposito cauzionale è detta legge sull’equo canone (legge n° 392 del 27 luglio 1978).

Questo provvedimento definisce la cauzione come uno strumento di tutela per i proprietari di casa che, a fronte di inadempimenti finanziari dei locatari, non si vedranno privati di quanto pattuito.

Le norme prevedono che questa non sia superiore all’equivalente di tre mensilità. Al tempo stesso, non vietano alle parti di accordarsi diversamente: in questo caso farà fede quanto pattuito e scritto sul contratto d’affitto.

Quando è obbligatorio restituire la caparra dell’affitto e quando il proprietario la può trattenere

Allo scadere del contratto di locazione, l’inquilino ha il dovere di restituire le chiavi e il proprietario quello di restituire la cauzione per l’affitto.

Foto | Unsplash @Tierra Mallorca – Lamiapartitaiva.it

L’articolo 11 della legge citata afferma che il deposito “è produttivo di interessi legali che debbono essere corrisposti al conduttore alla fine di ogni anno”.

Se l’affittuario lo richiede, possono anche essere restituiti in un’unica soluzione a conclusione del contratto di affitto. A tal proposito è bene rammentare che, nel corso degli anni di durata del contratto di affitto, la sopra citata somma matura degli interessi.

Una situazione che si può presentare è quella in cui si stia raggiungendo la scadenza del contratto e rimangano pochi mesi alla fine di esso.

L’inquilino potrebbe decidere di non versare le ultime mensilità e lasciare al proprietario dell’abitazione la cauzione: per legge questa pratica non è possibile.

La caparra è infatti una forma di garanzia che andrà a compensare gli eventuali danni, morosità o versamenti non effettuati dall’inquilino. Questa valutazione dovrà essere fatta al momento della conclusione del contratto e non prima di esso.

Quando un inquilino si appresta a lasciare l’appartamento o la stanza che aveva preso in affitto, il proprietario deve accertarsi che l’abitazione sia nelle medesime condizioni nelle quali l’aveva consegnata e controllare che tutte le mensilità siano state regolarmente pagate.

In due casi è possibile non restituire la caparra o farlo solo in parte. Questo può avvenire in via del tutto legale a fronte del mancato pagamento di una o più mensilità da parte dell’inquilino o della presenza di danni evidenti all’abitazione arrecati dall’inquilino.

Nel primo caso il proprietario ha la facoltà di trattenere la cauzione a copertura dell’inadempimento dei pagamenti, senza doversi rivolgere alle autorità.

Se però l’inquilino pensa di avere subito un torto e può dimostrare di aver pagato regolarmente tutti i canoni di affitto, può portare in giudizio il proprietario dell’immobile.

Nel secondo caso, invece, il proprietario deve rivolgersi a un giudice che avrà il compito di attestare l’effettivo ammontare in denaro dei danni all’immobile: deve dunque presentare una causa e sarà il giudice a stabilire se effettivamente ci sono danni che l’inquilino è tenuto a rimborsare.

Giulia De Sanctis

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