Lo stipendio dei funzionari cresce se noi paghiamo di più
Ci mancava solo questa. Non ci tocca solo pagare le tasse, molto spesso anche in maniera spropositata. Scopriamo adesso che i funzionari dell’Agenzia delle Entrate ricevono incentivi finanziari se riescono ad incassare di più. Con la facile conseguenza, che tutti immaginiamo, di funzionari che pur di intascare l’ambito bonus, ci tartassano, facendoci pagare anche più del dovuto, o comunque in tempi e modi certamente a noi non favorevoli, ma funzionali al raggiungimento dei loro “obiettivi di gettito”.
La replica di Befera
Ovviamente, come facilmente prevedibile, Attilio Befera, il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha respinto al mittente le critiche. Nel corso di un incontro pubblico, ha innanzitutto spiegato che gli incentivi di cui si parla esistono da ben 20 anni, e quindi non si capisce perché eventuali effetti distorsivi non si sarebbero manifestati prima. La verità, secondo Befera, è che la maggiore efficacia nell’azione di recupero dell’evasione non dipende dall’incentivo, ma dal rinnovamento dei modelli organizzativi interni e dalla migliore qualità del lavoro, su cui ha influito il ricambio generazionale. Tutte belle parole, che però, diciamolo onestamente, ci lasciano poco soddisfatti. Anche perché soltanto immaginare che qualcuno possa rimpolpare la propria busta paga sulla pelle di qualche contribuente in estrema difficoltà economica ci lascia indispettiti.
Le ammissioni del direttore
Di fronte alla cronaca, a volte anche quotidiana, che riporta episodi in cui l’azione dell’amministrazione fiscale manifesta tutta la propria aggressività, fino al limite della vessazione nei confronti dei contribuenti, anche lo stesso Befera qualche concessione ha però dovuto farla. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha riconosciuto che episodi spiacevoli ci sono stati, aggiungendo che le sue precisazioni sugli incentivi non vogliono suonare come un tentativo di autoassoluzione nei confronti dell’Agenzia. I comportamenti censurabili di cui si parla, ha ammesso Befera, esistono realmente. La loro matrice però sarebbe più di carattere culturale, anche perché l’incentivo non avrebbe nulla a che vedere con la lotta all’evasione. Secondo Befera sarebbero due cose diverse e se qualche funzionario dell’Agenzia ha sbagliato, non lo avrebbero fatto certo per l’incentivo.
Una rivoluzione culturale
Una spiegazione, che continua a lasciare dubbi e incertezze, anche perché non è dato capire cosa sia questo effetto culturale che agirebbe sui nostri funzionari fiscali. Senza contare che in chiusura del suo intervento, lo stesso Befera ha indirettamente riconosciuto che la strada da seguire è un’altra rispetto a quella del passato, affermando che il Fisco dovrà sempre più lavorare con equilibrio, misura e ragionevolezza. Tutte caratteristiche che troppo spesso quando restiamo vittime dell’infernale macchina fiscale, stentiamo a ritrovare nell’attività dei funzionari che abbiamo di fronte. Forse allora, ha ragione Befera, ci vuole proprio una rivoluzione culturale, ma allora i tempi saranno davvero ben più lunghi di quello che possiamo immaginare. E per ora dobbiamo tenerci il Fisco che conosciamo.