Polizze vita, salve per un pelo dalla mannaia del Fisco
In salvo dalla tagliola del Fisco: i capitali maturati dagli investitori con le assicurazioni sulla vita sono riusciti a scampare fortunatamente alla scure del Governo che, con la Legge di Stabilità, stava per mettere nel mirino una categoria di risparmi accantonati a fatica da milioni di nostri connazionali. Si tratta appunto dei soldi liquidati dalle compagnie assicurative agli eredi di chi ha stipulato una polizza sulla vita ed è morto prima della scadenza del contratto.
Da sempre questi proventi sono completamente esentasse, allo scopo di incentivare i piani di risparmio di lungo periodo che molte persone lasciano in eredità ai figli o ai nipoti. Per far quadrare i conti pubblici, con l’ultima manovra di bilancio era però circolata l’ipotesi che l’Esecutivo guidato da Mario Monti volesse introdurre un prelievo fiscale anche su queste somme di denaro. Tuttavia, il ministero dell’Economia ha subito precisato che, al momento, non è prevista alcuna misura di questo genere. Le assicurazioni sulla vita, che hanno spesso il difetto di essere un po’ troppo costose, restano dunque un prodotto d’investimento particolarmente adatto al passaggio generazionale della ricchezza, cioè a creare un’eredità per i propri discendenti.
Categorie di rischio morte
Va ricordato che le polizze sulla vita si dividono sostanzialmente in due categorie. Ci sono le assicurazioni contro il rischio morte, con cui un investitore versa ogni anno una somma di denaro, in genere qualche centinaia di euro, e ottiene dalla compagnia assicurativa una sostanziosa contropartita: l’impegno a liquidare agli eredi indicati nel contratto una somma di denaro predeterminata, che può raggiungere cifre elevatissime, nell’ordine di diverse centinaia di migliaia di euro e che, appunto, non è soggetta a tassazione.
I versamenti dell’assicurato (i premi) non rappresentano però un capitale privato che si accumula nel tempo. Se il titolare della polizza è ancora in vita alla scadenza del contratto (che, in genere, arriva sino al compimento dei 65 anni di età), la compagnia non ha alcun obbligo nei suoi confronti, né verso gli eredi.
Diverse sono invece le polizze sulla vita a capitalizzazione, con cui l’assicurato realizza un piano di risparmio personale: versa cioè una somma di denaro che viene investita dall’impresa assicurativa e si rivaluta nel tempo. Il capitale è sempre di proprietà dell’assicurato, che può decidere poi di riscattarlo quando è ancora in vita.
In questo caso, i rendimenti maturati sono soggetti a un prelievo fiscale del 20%. Se invece il titolare della polizza muore, le somme di denaro maturate spettano ai suoi eredi o ai beneficiari indicati nel contratto e, anche in questo caso, sono completamente esenti da tassazione.