Incentivi per le auto, storia di una bufala che grida vendetta
Forse ricorderete che anche noi avevamo segnalato l’arrivo degli incentivi per l’acquisto di automobili a basso inquinamento. Ebbene, con il senno di poi, possiamo tranquillamente dire che si è trattato di una vera e propria bufala, un bluff confezionato ancora una volta da una classe politica che sembra non voler capire cosa serve davvero a questo Paese per rilanciarsi.
Lo scandalo di fondi esauriti in poche ore
Per comprendere quello di cui stiamo parlando basta qualche semplice numero che spiega meglio di ogni altra cosa la pantomima a cui hanno dato luogo gli incentivi. Erano stati stanziati per il 2013 ben 40 milioni di euro, una cifra di tutto rispetto direte. Ebbene, cominciamo con il dire che solo 5 milioni erano destinati ai privati cittadini, mentre 35 milioni a imprese e liberi professionisti, un argomento su cui ovviamente torneremo tra un momento. Solo per dire che gli incentivi destinati ai privati, che non prevedevano l’obbligo di rottamare un’altra vettura, sono finiti in un batter d’occhio. Quelli più ambiti, 1,5 milioni di euro che permettevano l’acquisto di auto a gpl o a metano, sono spariti addirittura nel giro di qualche ora, il 14 marzo lo stesso giorno del loro lancio. Gli altri 3,5 milioni di euro, destinati per auto ibride o elettriche, certamente meno richieste sul mercato, sono durati qualche ora di più, ma in ogni caso dopo una settimana, sono risultati esauriti anche essi. E quelli per le imprese, direte voi? Ebbene, qui il paradosso è, se possibile, ancora più grande.
Cercasi disperatamente auto da rottamare
Diciamo subito che i 35 milioni destinati a imprese e professionisti sono rimasti praticamente inutilizzati. Almeno per il momento. E le ragioni sono presto spiegate. Per ottenere i contributi all’acquisto di un auto nuova infatti c’era l’obbligo di rottamarne una vecchia almeno di 10 anni. Sorge dunque spontanea la domanda: ma quale professionista, tanto per restare all’ambito del lavoro autonomo a noi più congeniale, può utilizzare un veicolo per lavoro, con le necessarie garanzie in termini di sicurezza e anche di estetica, visto che spesso l’apparenza conta molto, per dieci anni? Praticamente nessuno, almeno a stare allo scarso successo avuto dagli incentivi. Un ragionamento che, più o meno, vale anche per le imprese, dove tenere in uso un auto per dieci anni è un caso praticamente più unico che raro, visto che, sempre per ragioni di sicurezza e di prestigio, il ricambio delle vetture avviene con tempi nettamente più ridotti.
Oltre al danno la beffa
I più arrabbiati per questo colossale flop alla fine sono proprio le concessionarie. I venditori avevano da subito lanciato l’allarme su incentivi il cui utilizzo sarebbe stata quanto mai inefficace. Così è stato, purtroppo. Il mercato delle auto infatti non ne ha risentito minimamente e continua a macinare numeri catastrofici. In più, molti venditori hanno dovuto incassare anche la rabbia di tanti automobilisti che avrebbero voluto sfruttare gli incentivi, ma si sono sentiti dire che erano terminati solo poche ore dopo il loro lancio. Ci chiediamo dunque che senso hanno avuto questi contributi. Non sarebbe stato meglio destinare questi soldi a incentivare direttamente il settore auto, oppure imprese e professionisti, magari con altre soluzioni meno cervellotiche? Domande non da poco visto che fondi analoghi sono stati già programmati per il 2014 e per il 2015, e dunque saremmo ancora in tempo per intervenire e sfruttarli in maniera diversa. Chissà che qualcuno a livello politico una volta tanto non prenda atto della realtà dei fatti e ponga rimedio a scempi di questo tipo.