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Conti correnti, perchè cambiando banca tagliamo i costi

Banche 2 Luglio 2013

Quanto costa gestire il proprio conto corrente? In media 101 euro all’anno, almeno secondo la Banca d’Italia che, nelle scorse settimane, ha dato finalmente una buona notizia ai risparmiatori. Infatti, da un paio d’anni i costi dei depositi  bancari stanno calando. Tra il 2011 e il 2013, per esempio, le tariffe si sono ridotte mediamente di 9,2 euro, mentre negli ultimi 12 mesi sono scese di 4,8 euro circa.

 

Chi risparmia e chi no

Prima di rallegrarsi, è bene che i correntisti sappiano che le rilevazioni della Banca d’Italia, per quanto autorevoli, non sono la “Bibbia. La Commissione europea,  negli anni scorsi ha pubblicato cifre ben diverse e ha calcolato che in Italia  la spesa media per la gestione dei depositi bancari ammonta a 243 euro all’anno, superando di  almeno cinque volte quella dei risparmiatori della Ue, come per esempio gli olandesi. Senza contare un altro particolare importante: pur avendo evidenziato una discesa dei prezzi, la Banca d’Italia ha rilevato anche alcuni lati oscuri delle tariffe a carico dei correntisti. Secondo gli esperti dell’autorità guidata da Ignazio Visco, la riduzione dei costi ha interessato soltanto i conti correnti più “giovani”, cioè quelli aperti negli ultimi due anni. I depositi sottoscritti prima del 2010, invece, hanno ancora delle tariffe molto più elevate della media di almeno il 30%. Alla base di questo divario, c’è una ragione precisa. Nell’ultimo triennio, le banche si sono fatte concorrenza sui prezzi, concentrandosi soprattutto su una particolare categoria di clienti: quelli meno anziani, che aprono un deposito per la prima volta e che usano con maggiore frequenza internet per gestire il proprio conto corrente, risparmiando notevolmente sui costi (dato che le operazioni effettuate online hanno delle tariffe ben più contenute di  quelle eseguite allo sportello).

 

A caccia del prodotto migliore

E allora, visto che soltanto i conti di nuova generazione sono a buon mercato, molti correntisti non devono disdegnare l’idea di abbandonare la propria banca di fiducia, per rivolgersi a un istituto che propone condizioni migliori. Cercando bene tra le offerte presenti sul mercato, oggi si trovano non pochi depositi che hanno un costo assai ridotto, non superiore a 20-30 euro all’anno, almeno per chi non effettua un numero elevatissimo di operazioni. Per trovare il prodotto più conveniente, può essere di grande aiuto l’utilizzo di alcuni siti web, nati negli ultimi anni sulla rete di internet. Si tratta dei comparatori online come Facile.it, Supermoney.eu o ConfrontaConti.it, che permettono di fare un raffronto delle tariffe applicate sui conti correnti dalle maggiori banche italiane. Una volta individuato il prodotto migliore, si può dunque abbandonare il vecchio conto e trasferire altrove la propria liquidità. La procedura da seguire, per chiudere un deposito bancario già aperto, non è proprio semplicissima, ma è diventata un po’ più agevole negli ultimi anni, su richiesta di molte associazioni dei consumatori.

 

Addio cara e vecchia banca

Il passo iniziale da compiere è l’apertura del nuovo conto corrente presso un’altra banca, ancor prima aver  chiuso quello vecchio. Poi, bisogna passare in rassegna tutti i servizi che dovranno essere trasferiti sul nuovo deposito, come  il versamento del canone d’affitto oppure l’accredito dello stipendio. Va ricordato che oggi diversi istituti di credito si impegnano a fornire ai clienti un particolare documento, che rappresenta una bussola molto utile per orientarsi. Si tratta del l’Elenco dei servizi regolati sul conto, dove sono riportate tutte le operazioni svolte abitualmente dal correntista in maniera continuativa, come la domiciliazione delle bollette o l’emissione di assegni. Dopo aver trasferito sul nuovo deposito tutti i servizi, si può chiudere il vecchio conto, restituendo allo sportello le carte di pagamento e il libretto degli assegni (verificando però che il saldo finale disponibile sia sufficiente a coprire gli addebiti ancora pendenti).

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