Il fido di conto corrente

Tra il rosso e il nero, è decisamente meglio il secondo. Quando si parla di soldi conviene avere i conti in nero piuttosto che in rosso: è bene cioè avere denaro sul conto corrente e non restare allo scoperto. Una situazione complicata quest’ultima, ma comunque possibile.
La banca, infatti, può concedere alle partite Iva un fido, vale a dire la possibilità di utilizzare una somma di denaro maggiore rispetto a quella versata sul conto corrente.
Ma il fido ha un costo?
Ovviamente l’operazione non è gratuita: chi usa il fido dovrà pagare alla banca una serie di costi, dalla commissione di disponibilità dei fondi fino agli interessi variabili in base all’importo e al tempo di utilizzo.
Il fido è un prestito a tempo determinato (con scadenza stabilita in anticipo) o indeterminato, senza una scadenza, ma sempre revocabile. La banca tende infatti a tutelarsi, perciò monitora costantemente lo stato di salute finanziario del lavoratore autonomo e di conseguenza conferma o azzera i fidi in precedenza concessi.
Il fido è un prestito a tempo determinato (con scadenza stabilita in anticipo) o indeterminato (senza una scadenza) ma sempre revocabile
Siccome il fido costa è bene utilizzarlo con le molle, quindi farvi ricorso solo in casi urgenti, come per esempio la necessità di utilizzare un assegno versato sul conto prima che sia disponibile piuttosto che il bisogno di effettuare un acquisto improvviso e imprevisto. Diversamente, per acquistare per esempio la macchina oppure l’ufficio dove si lavora, meglio ricorrere a un prestito specifico con piano di rientro oppure al leasing.
Come richiedere il fido
Il fido va richiesto alla banca con una domanda alla quale vanno allegati solitamente il bilancio o la dichiarazione dei redditi. Dopo la concessione occorrerà attendere il giorno lavorativo successivo per iniziare a sfruttare la riserva di denaro, purtroppo abbastanza costosa. Due sono infatti i costi legati all’operazione: la commissione di disponibilità fondi e gli interessi debitori.
La commissione di disponibilità fondi si applica in misura fissa all’intero importo del fido, con periodicità trimestrale, e con una percentuale massima dello 0,5%. Quindi se si chiede un fido di 10 mila euro, la commissione inciderà al massimo per 200 euro annui (lo 0,5% trimestrale – 50 euro – moltiplicato per 4 trimestri). Questa commissione si applica sempre, anche se non si utilizza il fido, pertanto richiedere un fido maggiore rispetto alle reali necessità può comportare un costo inutile. Riuscire a spuntare con la banca una commissione inferiore alla percentuale massima è già un successo. Mantenerla inalterata nel tempo o abbassarla è un obiettivo da perseguire.
E gli interessi?
Diversamente dalla commissione di disponibilità, gli interessi debitori non sono fissi, ma variano in base all’ammontare dell’utilizzo del fido e al tempo di utilizzo. Ne consegue che nei giorni in cui il saldo del conto è attivo, non si pagheranno interessi debitori.
Infine, occhio a non sconfinare. Se, infatti, si sfora il fido la banca applicherà gli interessi extra-fido, molto più elevati di quelli debitori e limitati alla parte di disponibilità utilizzata oltre lo scoperto concesso.