Fido di conto corrente: come funziona e quanto costa

Andare in rosso significa utilizzare del denaro non disponibile sul nostro corrente e “prestato” dalla banca attraverso un fido di conto, oppure – più raramente – senza autorizzazione (ovvero, in assenza di fido). In tal proposito, possiamo ricordare come il fido di conto corrente sia la possibilità di poter usare una somma di denaro maggiore rispetto a quella che abbiamo depositato sul nostro conto corrente: in cambio, ovviamente, dovremo pagare alla banca una serie di costi rappresentati dalla commissione di disponibilità dei fondi e dagli interessi debitori calcolati sulla base dell’importo e del tempo di utilizzo. Alla luce di ciò, possiamo pertanto definire il fido come un vero e proprio prestito, di cui ora cercheremo di chiarire alcuni punti fondamentali.
Fido a tempo determinato e indeterminato
Il fido può esserci concesso a tempo determinato o indeterminato. Nella prima ipotesi, si tratta di un prestito a scadenza (ad esempio, un anno); nel secondo caso, invece, il prestito sarà privo di una scadenza, ma sarà revocabile con i preavvisi indicati nel contratto. Di norma, la banca procede a revocare un fido quando viene meno il nostro bisogno di credito, quando i nostri requisiti di meritevolezza cambiano (in peggio) o, ancora, se il nostro reddito o giro d’affari cala vistosamente, e pertanto non è in grado di giustificare un prestito dell’importo precedentemente deliberato.
In merito al fido a tempo indeterminato, infatti, ricordiamo come la banca effettuerà periodicamente delle “revisioni” sulla nostra posizione, controllando il nostro andamento e il nostro stato di “salute” finanziaria attraverso l’esame di dichiarazioni dei redditi, bilanci e altri dati: al termine di tali revisioni, la banca potrà procedere alla conferma di quanto ci ha precedentemente concesso, alla sua riduzione o alla sua revoca. In altri termini, il fatto che il fido ci venga erogato a tempo indeterminato non ci mette al riparo dal rischio di doverci rinunciare.
A cosa serve il fido
Poche righe fa abbiamo definito il fido come un vero e proprio prestito. Un’affermazione che tuttavia non deve trarre in inganno: l’evidenza che il fido sia un prestito non equivale a dire che sia la migliore soluzione per reperire del denaro, o sia equivalente ad altre forme di finanziamento.
Le caratteristiche e i costi del fido lo rendono infatti simile a una riserva di disponibilità sul conto corrente che possiamo “attivare” nella gestione delle operazioni quotidiane: pensiamo ad esempio a quando versiamo degli assegni sul nostro conto e abbiamo necessità di utilizzarli prima che diventino disponibili, oppure a quando abbiamo il bisogno di effettuare degli acquisti improvvisi e imprevisti, che desideriamo coprire mediante il denaro presente sul fido. Al contrario, quando si hanno altre esigenze, ampiamente pianificabili, è sicuramente meglio ricorrere ad altre forme di finanziamento: se ad esempio dobbiamo acquistare un automezzo per la nostra attività ben difficilmente ricorreremo ad un fido, ma scegliermo più opportunamente un prestito specifico con piano di rientro, o un leasing.
Come richiedere un fido
Se abbiamo necessità di un fido, dobbiamo richiederlo alla nostra banca presentando una apposita domanda (di norma le banche hanno un modulo precompilato che ci verrà sottoposto al momento opportuno). Alla domanda di fido dovremo altresì allegare alcuni documenti, anch’essi individuati dall’istituto di credito, e in maggior parte riconducibili ai dati di bilancio/reddito (ad esempio, il nostro bilancio/dichiarazione dei redditi, dei dati infrannuali, e così via).
I tempi di attesa per l’erogazione del fido variano da banca a banca ma, di norma, non superano le 2 o 3 settimane. Il giorno in cui il fido ci verrà messo a disposizione dovremo firmare ulteriore documentazione presso la nostra filiale di riferimento e, di norma, attendere il giorno lavorativo successivo per iniziare a fruire di questa riserva di denaro.
I costi di un fido
Stabilito quanto sopra, non ci rimane che comprendere quali siano i costi di un fido. Affrontiamoli separamente, premettendo che le voci di spesa che dovremo sopportare sono principalmente due:
1) Commissione di disponibilità fondi
Si tratta della commissione che ha di fatto sostituito la commissione di massimo scoperto. Contrariamente alla “vecchia” voce commissionale, la commissione di disponibilità fondi si applica in misura fissa all’intero importo del fido, con periodicità trimestrale, e con una misura che non può essere superiore allo 0,50%.
Anche se la percentuale potrebbe sembrarci molto bassa, questo costo è in grado di pesare in misura molto rilevante nel nostro bilancio familiare/di impresa. Se infatti richiediamo un fido di 10 mila euro, la commissione di disponibilità fondi andrà a incidere per 200 euro annui (ovvero, lo 0,50% per ogni trimestre – 50 euro – moltiplicato per 4 trimestri).
Purtroppo per noi, la commissione di disponibilità dei fondi è applicata sempre e comunque: essendo infatti imposta anche nelle ipotesi in cui non si utilizza il fido, ne consegue che andremo sempre incontro al pagamento di tale onere finchè il fido sarà in vita. Pertanto, si tratta di una buona ragione per far sì che la nostra richiesta di disponibilità di conto corrente sia in linea con le presunte ed effettive esigenze (richiedere un fido maggiore genererà un costo inutile, e non certo irrisorio).
Il lato positivo è comunque determinato dalla sua negoziabilità: così come altre condizioni, anche le commissioni di disponibilità fondi possono essere “ridotte” su accordo con la banca, in una misura inferiore allo 0,50%. Cercate di contrattare sempre questa voce con il vostro istituto di credito: un taglio che conduca la commissione dallo 0,50% “standard” allo 0,25% potrebbe infatti farci risparmiare 100 euro l’anno, nell’esempio sopra ricordato.
2) Interessi debitori
Oltre alla commissione di disponibilità fondi, l’altra voce principale del fido è rappresentata dagli interessi debitori. Contrariamente alla commissione di disponibilità, questa voce di costo non è stabilita in misura fissa, ma dipenderà dall’ammontare dell’utilizzo del fido, e dal tempo di utilizzo dello stesso. In altre parole, in quei giorni in cui il saldo creditore del nostro conto sarà attivo, non pagheremo alcun interesse debitore (mentre, se per l’intero trimestre il saldo sarà attivo, pagheremo lo stesso la già ricordata commissione di disponibilità fondi).
Gli interessi debitori per l’utilizzo del fido non vanno infine confusi con gli interessi extra-fido, ben più elevati, e relativi alla parte di disponibilità utilizzata oltre i limiti di quanto concesso.