Limite ai contanti, una grande fregatura

Ci hanno fatto credere che limitare l’uso dei contanti era una misura per combattere il nero e l’evasione fiscale. Hanno fatto in modo che pagare in moneta fosse un’azione al limite della legalità. Tanto che una persona non può più scegliere autonomamente quanto prelevare di quei soldi che si è guadagnato con il sudore della fronte ed hanno abbassato sotto i mille euro la soglia massima consentita.
Poi la CGIA di Mestre studia la situazione attuale e viene fuori che, nonostante questo: “Cresce l’ammontare di banconote in circolazione nel nostro Paese. Nel 2014 la massa monetaria complessiva ha sfiorato i 164,5 miliardi di euro. Negli ultimi 7 anni di crisi, l’incremento percentuale è stato del 30,4%, a fronte di una variazione dell’incidenza delle banconote sul Pil del +2,4 % e di un aumento dell’inflazione che ha sfiorato il 10%”.
L’evasione fiscale se ne frega dei limiti
Nonostante l’Italia abbia il limite all’utilizzo del contante più basso d’Europa, l’evasione fiscale non sembra averne risentito. Anzi, dall’analisi elaborata dall’Ufficio studi della CGIA, emerge un dato sorprendente: c’è pochissima correlazione tra la soglia limite all’uso di cartamoneta imposta per legge e il rapporto tra la base imponibile Iva non dichiarata e il Pil, vale a dire l’evasione fiscale.
Se tra il 2010 e il 2011 la soglia del limite al contante si è ulteriormente abbassata (passando da 5.000 e 1.000 euro), l’evasione, invece, è salita fino a sfiorare il 16 per cento del Pil, per poi ridiscendere nel 2012 sotto quota 14 per cento.
Questo produce una sola conclusione: Non c’è una stretta correlazione tra l’uso della carta moneta e l’evasione fiscale.
La situazione fuori dall’Italia
Tra i principali membri dell’Unione europea, ben 11 Paesi non prevedono alcun limite all’uso del contante. La Francia e il Belgio hanno una soglia di spesa con la cartamoneta di 3.000 euro, la Spagna di 2.500 euro e la Grecia di 1.500 euro. L’Italia e il Portogallo, invece, manifestano la situazione più restrittiva: la soglia massima oltre il quale non si può più usare il contante è pari a 1.000 euro.
Nazioni | Limite uso contante | Economia sommersa % PIL |
Italia | 999,99 € | 21,1% |
Portogallo | 1.000,00 € | 19,0% |
Grecia | 1.500,00 € | 23,6% |
Spagna | 2.500,00 € | 15,6% |
Belgio | 3.000,00 € | 16,4% |
Francia | 3.000,00 € | 9,9% |
Islanda | nessun limite | |
Svezia | nessun limite | 13,9% |
Regno Unito | nessun limite | 9,7% |
Finlandia | nessun limite | 13,0% |
Germania | nessun limite | 13,0% |
Paesi Bassi | nessun limite | 9,1% |
Austria | nessun limite | 7,5% |
Slovenia | nessun limite | 23,1% |
Lituania | nessun limite | 28,0% |
Malta | nessun limite | 24,3% |
Cipro | nessun limite | 25,2% |
“Il diffusissimo uso del contante è correlato al fatto che in Italia ci sono quasi 15 milioni di unbanked – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – ovvero di persone che non hanno un conto corrente presso una banca. Un record non riscontrabile in nessun altro paese d’Europa. Non avendo nessun rapporto con gli istituti di credito, milioni di italiani non utilizzano alcuna forma di pagamento tracciabile, come la carta di credito, il bancomat o il libretto degli assegni. Questa specificità tutta italiana va ricercata nelle ragioni storiche e culturali ancora molto diffuse in alcune aree e fasce sociali del nostro Paese. Non possiamo disconoscere – conclude Bortolussi – che molte persone di una certa età e con un livello di scolarizzazione molto basso preferiscono ancora adesso tenere i soldi in casa, anziché affidarli ad una banca. Del resto, i vantaggi economici non sono indifferenti, visto che i costi per la tenuta di un conto corrente sono in Italia i più elevati d’Europa.”