Standard & Poor’s, le banche tolgono ossigeno alle imprese

Non ci fosse da piangere la notizia farebbe quasi ridere. Standard & Poor’s (S&P), la maggiore delle tre agenzie di rating nordamericane che da quasi sei anni massacrano la nostra economia e le nostre imprese con valutazioni da brivido, ci racconta ora che le banche sono state molto cattive perché «nel 2012 hanno tagliato circa 44 miliardi di crediti al sistema produttivo italiano», più o meno quanti ha promesso di sbloccarne il governo dei pagamenti arretrati delle Pubbliche Amministrazioni. Insomma, S&P ci spiega che se imprese e professionisti sono alla canna del gas è colpa delle banche che non aprono più i cordoni della borsa. Perché il sistema produttivo italiano nel 2012 attingeva il 92% del suo fabbisogno finanziario di breve e lungo termine dalle banche, ma, ci spiega l’agenzia «questa provvista sta diventando meno disponibile in quanto le banche italiane hanno avviato un percorso di riduzione della leva finanziaria».
Come dire «cari italiani che tentate di lavorare, le banche cattive non vi danno più un quattrino». Ma chi è che dal 2008 continua a dire che l’Italia non merita più credito? Guarda caso le agenzie di rating (oltre a S&P anche Moody’s e Fitch), che non sono mai state certo tenere con il nostro Paese. E una serie di leggi (Basilea 2 e Basilea 3) che subordinano la possibilità delle banche di erogare finanziamenti ad un sistema di “merito di credito” basato sul rating. Rating sulle imprese italiane che, sempre secondo S&P, dopo essere stato negativo nel 2012 lo sarà anche nel 2013. In altre parole, niente ripresa del credito quest’anno. Le aziende, per non precipitare in un vortice negativo, dovrebbero ricorrere di più all’autofinanziamento: cosa più facile da dire che da fare mentre la crisi incalza e i guadagni non si vedono.
E allora cosa propone l’agenzia americana? «Più emissioni obbligazionarie da parte delle imprese», complice anche la legge che adesso consente anche alle società non quotate di chiedere soldi al mercato con questo strumento. Facile? Mica tanto, e per diversi motivi.
- Primo: la nuova legge sull’emissione di obbligazioni c’è (l’ha fatta il governo Monti) ma mancano i decreti attuativi. Per cui stiamo parlando, per adesso, di una remota ipotesi.
- Secondo: comunque vada le nuove emissioni obbligazionarie avranno bisogno di un rating. Deciso da chi? Guarda caso dalle agenzie di rating autorizzate come S&P.
- Terzo argomento: il nuovo strumento sarà comunque disponibile solo per le aziende che abbiano almeno la struttura di Srl e solo per quelle da certe dimensioni in su. Le microimprese e le ditte individuali possono scordarselo. Dovranno continuare a tentare, inutilmente, di espugnare gli sportelli bancari mentre la crisi europea continua a mordere, i Pil a contrarsi, l’occupazione a crollare e i consumi a svanire.