Google, Facebook e Twitter denunciate per supporto all’ISIS

Un padre, la cui figlia è stata uccisa nei tragici avvenimenti dello scorso 13 novembre a Parigi, ha fatto causa a Facebook, Twitter e Google per “aver fornito supporto all’ISIS”. Detta così appare strana, ma quello che viene inteso è che le compagnie hanno permesso allo Stato Islamico di fare propaganda attraverso le loro piattaforme.
Secondo il Communications Decency Act, una sorta di “Costituzione” per i siti internet, le compagnie non sono responsabili per i contenuti che gli utenti pubblicano sui loro social, ma l’accusa questa volta è quella di aver permesso all’ISIS di insorgere, infatti non c’è nulla riguardante il materiale che i terroristi hanno pubblicato negli ultimi mesi sui vari canali. L’accusa sostiene che “la crescita esponenziale dell’ISIS, che l’ha elevato a gruppo terrorista più temuto al mondo, non sarebbe stata possibile senza Facebook, Twitter e YouTube.” Inoltre, la grande G viene accusata di aver diviso i ricavi delle pubblicità su YouTube provenienti dai video postati dai terroristi.
Uno degli avvocati ha affermato che “la denuncia non riguarda quello che l’ISIS ha comunicato con i suoi messaggi, bensì concerne le tre compagnie che hanno permesso a dei terroristi di usare i loro social per recutare soldati e per coordinare le varie operazioni.”
Facebook e Twitter hanno risposto alle accuse, considerandole “prive di valenza”, Google si è rifiutata di commentare. Mentre scriviamo, gli account dello Stato Islamico continuano a fiorire su ogni piattaforma, motivo per cui i governi hanno fatto pressione sulle maggiori compagnie per estirpare sin da subito le azioni di propaganda. Proprio questa settimana, il direttore dell’FBI James Comey ha affermato che Omar Mateen, l’uomo che ha ucciso 49 persone in un locale gay a Orlando, è stato molto probabilmente radicalizzato grazie al materiale estremista online.
Fonte: The Verge