Il regime forfetario per partite Iva

C’erano una volta i minimi, oggi sopravvive solo il forfetario, l’unico regime agevolato a cui può accedere chi decide di aprire in questo momento la partita Iva.
Il forfetario è l’unico regime agevolato a cui può accedere oggi una partita iva.
È un regime agevolato, perché a differenza di quello ordinario (reddito calcolato come differenza tra compensi e spese e imposte progressive secondo gli scaglioni) consente a chi lo applica di sfruttare una serie di vantaggi.
I vantaggi del regime forfetario
Il primo dei vantaggi è innanzitutto l’aliquota con cui viene tassato il reddito. La percentuale di tassazione è infatti del 5% per i primi cinque anni di attività, mentre dal sesto anno in poi in caso di permanenza nel regime agevolato (cosa possibile senza limiti di tempo a patto di non superare la soglia dei ricavi diversa a seconda dell’attività svolta) si applicherà l’aliquota ordinaria di tassazione sostitutiva del 15%.
Nel forfetario la percentuale di tassazione è del 5% per i primi cinque anni di attività.
Chi ha sfruttato il forfetario per la prima volta nel 2017, potrà godere dell’aliquota del 5% per i prossimi 4 anni, dal 2018 al 2021.
I costi non si scaricano
Il nome forfetario deriva dal fatto che le partite Iva che aderiscono a questo regime di vantaggio non scaricano i costi, ma pagano le imposte su un reddito calcolato a forfait, applicando cioè ai ricavi una percentuale variabile a seconda dell’attività svolta. Così il commerciante al dettaglio e all’ingrosso e l’ambulante di alimentari tasseranno il 40% dei ricavi, gli agenti di commercio pagheranno le tasse sul 62% dei ricavi e i professionisti sul 78%. Tutto questo indipendentemente dalle spese sostenute nell’attività.
Le partite Iva che aderiscono a questo regime di vantaggio non scaricano i costi, ma pagano le imposte su un reddito calcolato a forfait.
Non si può quindi scaricare più nulla: scompare pertanto il concetto di costo deducibile. Nel settore delle industrie alimentari e delle bevande verrà tassato il 40% dei compensi, percentuale che sale all’86% per il settore costruzioni e attività immobiliari, mentre riscende al 40% per i servizi di alloggio e di ristorazione. Infine per tutte le attività residuali la percentuale di tassazione è del 67%. Lo Stato presume quindi che si possano dedurre in maniera fittizia costi pari soltanto a un terzo dei ricavi complessivi.
La scadenza del regime agevolato
Come già evidenziato non c’è una scadenza legata al numero di anni di attività o al raggiungimento di una particolare età: si rimane nel forfetario finché si possiedono i requisiti prescritti dalla legge. I principali sono tre.
- Il primo è il limite massimo annuo di compensi incassati variabile a seconda del lavoro svolto: 25mila euro per gli artigiani, gli immobiliaristi e gli agenti; 40mila per gli ambulanti di alimentari; 50mila euro per i dettaglianti, i grossisti, gli albergatori e i ristoratori; 30mila per tutti gli altri.
- Il secondo è il limite di 5mila euro lordi annui spesi per i dipendenti o i collaboratori.
- Il terzo è il tetto di 20mila euro spesi per acquistare i beni strumentali (attrezzature, computer, arredi, ecc.).
Da ricordare infine che non può accedere al forfetario chi l’anno precedente ha avuto un reddito da lavoro dipendente superiore a 30mila euro.