Professionisti, più facile scaricare i costi di vitto e alloggio
Il “decreto del fare” è il provvedimento con il quale il governo intende rilanciare l’economia del Paese. Sono previste una serie di misure da quelle per i contratti di lavoro a quelle sugli appalti, da norme sulla giustizia a nuove agevolazioni per le imprese. Tra queste, ce ne sarà una che riguarda anche i professionisti con partita Iva. Di che cosa si tratta? Le spese sostenute per vitto e alloggio pagate da un committente al professionista, non rientreranno più tra i cosiddetti compensi in natura. In questo modo si consentirà al professionista di escludere questi costi dalla determinazione del reddito su cui andrà pagare le tasse. Insomma, una sorta di agevolazione fiscale che finalmente rende giustizia a una precedente normativa ritenuta fin troppo farraginosa.
Una procedura da far girare la testa
La norma su cui interverrà il prossimo decreto del governo, con l’intento di semplificare la vita ai professionisti, è contenuta nel comma quinto dell’articolo 54 del Tuir, il Testo unico delle imposte sui redditi. Stiamo parlando del passaggio in cui si prevede che le spese relative a prestazioni alberghiere e a somministrazione di alimenti e bevande siano integralmente deducibili se sostenute dal committente per conto del professionista e da questi addebitate nella fattura. Attualmente non è il singolo professionista a poter dedurre le eventuali spese sostenute per conto di un committente, ma è quest’ultimo che deve attestare ciò affinché questo possa avvenire. Una cosa di per sé complicata, ma che diventa un vero rompicapo se si va a spulciare l’interpretazione fattiva che di questa norma ha dato l’Agenzia delle Entrate nel 2006. Secondo le regole stabilite dall’amministrazione fiscale infatti, la procedura da seguire sarebbe la seguente:
- il committente riceve da colui che presta il servizio alberghiero o di ristorazione il documento fiscale a lui intestato, con l’esplicito riferimento al professionista che ha usufruito del servizio;
- il committente deve comunicare al professionista l’ammontare della spesa effettivamente sostenuta e inviare allo stesso copia della relativa documentazione fiscale, tenendo presente che fino a questo momento il costo non sarebbe deducibile per l’impresa committente;
- il professionista deve emettere la parcella comprensiva dei compensi e delle spese pagate al committente considerando il costo integralmente deducibile;
- l’impresa committente, ricevuta la parcella, imputa a costo la prestazione, comprensiva dei rimborsi spese.
Insomma uno dei tanti casi in cui si manifesta plasticamente l’impazzimento di un sistema fiscale che, nel tentativo arduo di evitare qualsiasi tipo di possibile abuso, diventa una macchina burocratica infernale. Tale da costringere i contribuenti a vere e proprie acrobazie amministrative, degne più di un circo che di un Paese civile. La semplificazione proposta dal governo dovrebbe bypassare tutta la procedura sopra descritta e rendere finalmente più agile per i professionisti la deducibilità delle spese di vitto e alloggio pagate da un committente.
Società fra professionisti
Ma c’è dell’altro. Per i professionisti dovrebbero arrivare, sempre grazie al “decreto del fare”, importanti novità sul fronte della costituzione di società. Il governo sarebbe pronto a chiarire tutta una serie di questioni riguardanti il regime fiscale e quello contributivo che dovrebbero toccare proprio le società tra professionisti. Speriamo si possa trattare anche in questo caso di norme semplici che fungano da vero propulsore alla costituzione di nuove imprese tra professionisti.