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Detrazione IVA 2026: come la data di ricezione delle fatture influisce sul credito d’imposta

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Sonia Rinaldi

Milano, 26 dicembre 2025 – L’Agenzia delle Entrate ha fatto chiarezza su un punto cruciale per imprese e professionisti: se il documento di acquisto arriva solo nel 2026, la relativa IVA a credito non si può portare in detrazione nel bilancio 2025. La precisazione arriva proprio a ridosso della chiusura dell’anno fiscale, rispondendo ai dubbi di chi deve ancora definire le operazioni dell’ultimo periodo.

L’IVA si detrae solo quando arriva la fattura

Le regole sono chiare: il diritto alla detrazione dell’IVA scatta solo quando si sono verificate due cose insieme. Prima di tutto l’operazione deve essere stata fatta; poi bisogna avere in mano la fattura che la documenta. Nel caso più comune, spiega l’Agenzia, se una società sostiene una spesa a dicembre 2025 ma riceve la fattura solo a gennaio 2026, il credito si utilizza nell’anno nuovo. “Il punto fondamentale”, sottolinea un funzionario dell’ufficio tributi di Milano, “è il momento in cui il documento viene realmente ricevuto e registrato”.

Per molti commercialisti della Lombardia questa situazione è familiare: ordini fatti in fretta a fine anno, consegne e fatture che arrivano in ritardo per problemi burocratici. Ma la norma è netta e senza scappatoie: niente documento, niente IVA a credito per l’anno precedente.

Le conseguenze pratiche per le aziende

Le imprese devono tenere d’occhio le scadenze e non sottovalutare i tempi di ricezione della documentazione fiscale. “Succede spesso che fatture relative a servizi o forniture fatte a dicembre arrivino solo a gennaio”, spiega Marco Fiorani, consulente contabile di Bergamo. E qui nasce il problema: “Quando si chiude il bilancio del 2025, quelle spese non possono essere inserite tra le detrazioni. Il credito potrà essere usato solo quando la fattura viene protocollata”.

Questo dettaglio può complicare la gestione della liquidità e rendere difficile pianificare con precisione. Nei primi mesi dell’anno, soprattutto tra piccole imprese di settori come edilizia o logistica, è frequente notare uno scostamento tra l’IVA dovuta e quella effettivamente recuperabile proprio per questi slittamenti temporali.

Cosa dice la legge

La questione è regolata dall’articolo 19 del DPR n. 633/1972, che disciplina come funziona la detrazione dell’IVA sugli acquisti. Il diritto alla detrazione nasce “nel momento in cui l’imposta diventa esigibile”, ma va esercitato “al più tardi con la dichiarazione relativa all’anno in cui il documento viene ricevuto”.

Questo passaggio ha fatto discutere negli ultimi anni ed è stato oggetto di numerosi interpelli all’Amministrazione finanziaria. La prassi ormai consolidata esclude che una fattura arrivata in ritardo possa essere riportata all’anno precedente. “Non si può”, ha spiegato l’Agenzia delle Entrate, “scaricare su un periodo già chiuso una detrazione basata su un documento che non era ancora disponibile”.

Attenzione ai controlli: rischi concreti

Non rispettare queste tempistiche non è una questione da poco. I consulenti fiscali avvertono che chi mette in detrazione nel 2025 una fattura arrivata nel 2026 rischia contestazioni molto serie durante i controlli. La conseguenza? Recupero dell’imposta indebitamente detratta più le relative sanzioni amministrative.

“È fondamentale controllare bene la data di ricezione del documento e registrarla subito”, avverte Paola Zampieri, dottore commercialista di Padova. Tenere aggiornato il protocollo interno o adottare sistemi di conservazione digitale è la strada migliore per evitare guai.

Come prepararsi alle scadenze del nuovo anno

Con le scadenze alle porte – liquidazioni periodiche IVA e dichiarazioni annuali tra gennaio e febbraio 2026 – le imprese devono rivedere con cura i loro registri d’acquisto. Molti studi stanno già inviando promemoria ai clienti per segnalare eventuali documenti mancanti prima della fine dell’anno.

“In caso di dubbi”, conclude Fiorani, “conviene rimandare la detrazione all’anno successivo piuttosto che esporsi al rischio di un controllo”. Non parliamo solo di operazioni complicate o internazionali: questo principio vale anche per le spese più semplici della gestione quotidiana.

In sostanza, vale sempre questa regola d’oro: l’IVA a credito si recupera solo quando la fattura c’è davvero in mano. E per chiudere il conto col 2025 non ci sono eccezioni.

Sonia Rinaldi

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