Acta, 5 proposte a favore del lavoro autonomo
C’è una novità nella campagna elettorale che riguarda il lavoro autonomo, anche se arriva dai partiti che si candidano alle elezioni politiche o regionali. ACTA, l’Associazione Consulenti Terziario Avanzato, ha presentato una piattaforma programmatica in 5 punti rivolta a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche per la valorizzazione del lavoro autonomo professionale e per una maggiore equità nei confronti delle nuove tipologie di lavoratori.
Primo punto: il blocco immediato dell’aumento al 33% dei contributi INPS per gli iscritti alla Gestione Separata e la richiesta di equiparazione della contribuzione a quella di tutti gli altri lavoratori autonomi, che attualmente versano al massimo il 21%.
Secondo punto: la valorizzazione del lavoro professionale autonomo come strumento di flessibilità attraverso la creazione di un regime fiscale agevolato, sull’esempio di altri paesi europei. Fra i punti qualificanti di questa proposta aliquote e anticipi sulla media di tre anni di reddito e non sul dato annuale, la revisione del sistema di spese deducibili dall’attività, la rimozione della doppia contribuzione per i soci di Srl e la semplificazione delle procedure burocratiche.
Terzo punto: l’introduzione di un salario minimo per le attività subordinate non coperte dalla contrattazione collettiva, al fine di eliminare il lavoro gratuito, la definizione di tariffe eque per le prestazioni professionali, sull’esempio della legge per l’equo compenso dei giornalisti freelance (già approvata negli scorsi giorni dal parlamento). Nei rapporti con le pubbliche amministrazioni, bandi basati su regole che contrastino il diffondersi delle gare al massimo ribasso.
Quarto punto: una equa pensione prevedendo una pensione base in aggiunta a quella puramente contributiva legata al numero degli anni effettivamente lavorati indipendentemente dai contributi versati e dalla tipologia di lavoro svolto con la definizione di misure transitorie per chi va in pensione entro i prossimi 10-15 anni e oggi rischia di non raggiungere neppure l’ammontare previsto per l’assegno sociale. Fra le altre caratteristiche di questa proposta l’introduzione di contributi pensionistici figurativi a copertura degli impegni di cura familiare; l’equiparazione ai dipendenti per quanto concerne i benefici fiscali per il finanziamento del pilastro privato, al fine di consentire anche agli autonomi la possibilità di godere di una pensione complementare.
Quinto punto: il ripensamento del sistema di welfare, che ad oggi non garantisce un accesso certo e adeguato ai diritti all’assistenza e alla protezione della persona. ACTA propone tra le altre misure l’adozione di una maternità universale per intervenire nelle situazioni in cui manca o è insufficiente la copertura lavorativa e il diritto a una reale copertura della malattia, attraverso il mutualismo, ovvero la possibilità di destinare parte del contributo (opting out parziale) attualmente versato alla Gestione Separata a società di mutuo soccorso.
C’è qualche possibilità che i politici possano aderire a queste proposte?
La settimana scorsa ACTA ha lanciato un primo appello per un’adesione alla campagna DICA NO 33 per fermare l’aumento dei contributi alla Gestione separata INPS previsto alla fine del 2012 (contributi che dal 2014 saliranno di un punto percentuale l’anno fino al 33%, determinando un carico fiscale non più tollerabile per la maggior parte dei professionisti a partita IVA).
Ad oggi, l’appello è stato sottoscritto da 3 candidati al Senato e alla Camera di Fermare il Declino (Lombardi, Beltrami e Ratto) e da 1 candidato, Marcora, del Centro Popolare Lombardo con Ambrosoli per il Consiglio della Regione Lombardia. Continuano ad arrivare anche foto e video di professionisti che chiedono ai candidati di impegnarsi per salvaguardare il lavoro autonomo e sui social, in particolare Facebook e Twitter, cresce il fervore per le iniziative ACTA. Per adesso un po’ poco, ma è un inizio.
Continua nel frattempo anche la raccolta firme per chiedere il riconoscimento da parte dell’INPS delle indennità di congedo parentale e di malattia domiciliare, estese a partire dal 1° gennaio 2012 con il Decreto SalvaItalia anche ai liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata, ma ad oggi ingiustamente e illegalmente ignorate dall’Istituto di Previdenza Nazionale. La petizione conta al momento più di 600 firme e l’associazione punta a raggiungere a breve quota 1000.