Il PD è cieco: non vede il nuovo mondo del lavoro

Dopo quanto è successo domenica e lunedì qualcuno nel PD dovrà cominciare a porsi seriamente il problema della rappresentanza del lavoro, qualcuno dovrà spiegare a Bersani, Fassina e alla Camusso che il mondo non è fatto solo di metalmeccanici, insegnanti e impiegati statali. Che non ci sono più da una parte i “lavoratori”, dall’altra i “padroni”, in mezzo le professioni classiche tipo gli avvocati. Che il mondo è più complicato di quando c’era il Muro, e che le categorie per comprenderlo non sono più quelle che andavano ancora bene, forse, fino al 1989.
C’è un mondo enorme di “nuovi lavoratori” fuori dagli schemi novecenteschi che hanno ancora in testa i maggiorenti del PD un mondo di nuovi professionisti, micro e piccoli imprenditori (per scelta o per necessità) che sfuggono alle categorie classiche sulle quali il PD si è incancrenito e sulle quali sia Matteo Renzi sia Pietro Ichino avevano dato delle illuminazioni prontamente spente dagli idranti del Nazareno.
Il recinto in cui PD ha deciso di rinchiudersi si sta restringendo di anno in anno per autoconsunzione e invecchiamento anagrafico. Le partite Iva sono il doppio dei metalmeccanici. Basta questo dato per capire di cosa stiamo parlando. Il “nuovo” mondo, che alle sue origini era stato in gran parte prima sedotto poi abbandonato da Berlusconi e dalla Lega, adesso è probabilmente andato con Grillo, nella speranza di trovare lì una rappresentanza. Può darsi che si tratti di una ennesima speranza ingenua, vista l’inconsistenza propositiva del Movimento 5 Stelle, stiamo a vedere cosa succede.
Comunque il PD è un partito moribondo. Dal 2008 a ieri ha perso 3,5 milioni di voti (il Pdl ne ha persi il doppio, ma qui stiamo parlando del PD). Le primarie hanno consegnato il partito al mondo antico della Cgil (i cui iscritti sono più pensionati che lavoratori attivi) e l’hanno chiuso al mondo nuovo. Ieri sera un giornalista tedesco ha detto che Bersani dovrebbe dimettersi. Stamattina Massimo Cacciari ha elegantemente definito i dirigenti del partito delle “teste di cazzo”. Non sappiamo se ridere o piangere.