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La Mia Partita IVA • News • Elezioni 2013 • Laura Castelli (M5S) risponde alle nostre domande

Laura Castelli (M5S) risponde alle nostre domande

Elezioni 2013 11 Febbraio 2013

Il 24 e il 25 febbraio saremo chiamati alle urne per le elezioni politiche. La Mia Partita Iva  pubblicherà le interviste agli esponenti più rappresentativi dei partiti che si presenteranno agli elettori.

Il nostro obiettivo è sapere quali sono le proposte contenute nel loro programma elettorale a favore di noi lavoratori autonomi.

Risponde alle nostre domande Laura Castelli, capolista in Piemonte per la Camera dei Deputati per il Movimento 5 Stelle.

 

 

 

1) Nella stragrande maggioranza dei casi i detentori di partita Iva vivono in assenza di forme di protezione. In particolare sul fronte della disoccupazione (per esempio chi rimane senza lavoro non gode della cassa integrazione) e poi della pensione (per esempio l’imposizione della gestione separata con la legge Fornero passerà nei prossimi anni dall’attuale 27 al 33%). Qual è la proposta per favorire i lavoratori autonomi?

In generale sulle questioni essenziali che riguardano la malattia, ad esempio, bisogna prendere atto che oggi non è più possibile pensare ad un lavoratore autonomo che non abbia diritti fondamentali tipo quelli di mettersi in mutua. Bisognerà studiare le giuste manovre da fare, dal punto di vista fiscale attraverso delle detrazioni o deduzioni perchè non ci dimentichiamo che i lavoratori autonomi sono soggetti a dichiarazioni Unico. Quindi strumenti come detrazioni e deduzioni sono assolutamente applicabili legandoli all’attività o all’inattività per questioni di malattia rispetto ad un reddito prodotto. Vanno pensati proprio perchè sappiamo quante aziende chiudono e questo sarà un modo di agevolarli senza doversi inventare particolari strategie.

 

2) I lavoratori autonomi sono sottoposti a un regime burocratico perverso che sottrae tempo prezioso al loro lavoro. Qual è la proposta per semplificargli la vita?

La semplificazione fiscale è un tema che va applicato non solo agli autonomi ma anche a tutti i cittadini: oggi un lavoratore autonomo si trova a pagare tanto in maniera anticipata senza aver ricevuto i soldi di quella fattura ma allo stesso tempo paga altre tasse in maniera impositiva subito. Per cui, decidere di agevolarli con una tassazione dell’Iva che sia posticipata al saldo della fattura, potrebbe essere già qualche cosa. Chi ha ideato gli studi di settore, inoltre, penso volesse alleggerire la burocrazia sulla fiscalità però ci si deve rendere conto che questi non sono strumenti che alleggeriscono di fatto un lavoratore autonomo, perchè spesso ci si trovano dentro parametri assolutamente scomposti. Mi viene in mente la gestione degli spazi: se un falegname, ad esempio, ha quattro tavoli di lavoro lo studio di settore impone che quei tavoli siano produttivi. Questo sistema industriale ad alto livello, con la crisi non può essere più portato avanti perchè magari di quei tavoli oggi ne sono produttivi tre e non si può tassare di più un autonomo che di fatto non può assumere un’unità di lavoro a compensazione perchè non può permettersela. Oggi poi gli studi di settore sono applicati a delle categorie molto piccole e anche questo andrebbe rivisto.  

 

3) Un recente studio del Politecnico di Milano curato dal professor Ranci denuncia il senso di estraneità dei lavoratori autonomi nei confronti dello Stato. A questo si accompagna  la certezza, da parte dei lavoratori autonomi, di non avere aspettative dallo Stato. Dato per scontato che il popolo delle partite Iva vota (complessivamente sono circa 5 milioni, ma il numero tende a raddoppiare se si considerano i nuclei familiari), qual è la proposta per non farle vivere ai margini dello Stato?

Spiegare che tante delle partite Iva oggi sono state create per l’assenza di una legge fatta per bene sui contratti di lavoro. Per cui non possiamo dimenticare che un sacco di partite Iva potrebbero essere in realtà dei contratti di lavoro dipendente, ma grazie a leggi scomposte come la Biagi, si è creata una necessità di produzione di partite Iva che sono assolutamente ingiustificate. Quindi per ridare diritti a questa categoria bisogna riconoscere quei lavoratori che davvero fanno impresa o lavoro autonomo o quelli che invece sono solo un’elusione da lavoro dipendente.

 

4) Considerato il numero attivo di Partite Iva in Italia, sarebbe doveroso che i lavoratori autonomi fossero rappresentati ai tavoli della concertazione tra governo e parti sociali. Qual è la proposta?

Credo, che cosi come nella politica si sia persa la rappresentatività del cittadino, anche nel lavoro gli autonomi, che oggi chiedono di essere rappresentati, non riescano a trovare riferimenti. Oggi purtroppo la contrattazione è in mano alle varie Confindustria, Confcommercio e quant’altro. Questo non basta più perche non sono rappresentanti né dei cittadini ne dei lavoratori autonomi. Non ci dimentichiamo che il 90% di queste confederazioni è inoltre gestito dalla politica. La rappresentatività del lavoratore autonomo è necessaria, ma deve partire dal basso.

 

5) Considerata l’attuale situazione del mercato del lavoro, che praticamente ha bandito le assunzioni a tempo indeterminato, qual è la proposta per valorizzare il lavoro autonomo?

Bisognerebbe guardare lo scenario nazionale del lavoro nel suo complesso. Non si può più ragionare in maniera settoriale. Bisogna tutelare il lavoratore, ma anche il datore di lavoro perché quest’ultimo oggi è costretto a licenziare perché non ce la fa a pagare gli stipendi e quindi di lì a poco a chiudere, mentre il lavoratore vive il dramma della perdita del lavoro. Non possiamo più fossilizzarci su una o l’altra categoria perché il dramma che vivono è molto simile.

 

6) Il lavoro autonomo è un’opportunità da non perdere per il nostro Paese perché viene incontro alle esigenze di modernizzazione delle economie avanzate togliendo le castagne dal fuoco alle aziende pubbliche e private. Di più. Le partite Iva “classiche” sono quelle legate all’artigianato, al piccolo commercio e alla microimpresa. Quelle di nuova generazione sono invece in gran parte legate a professioni intellettuali e sono attive nel marketing, nella moda, nel design, nella comunicazione, nell’informatica, nella consulenza aziendale, nelle specializzazioni di medicina non convenzionale. Qual è la proposta per stimolarne e implementarne le attività?

Rilanciare la cooperativa vera, quella gestita dai lavoratori e non quella di oggi che è diventata solo una forma di elusione dal costo del lavoro. Questo garantirebbe anche la possibilità per i lavoratori autonomi di unirsi in vere cooperative, che li toglierebbe dal giogo dei finti rapporti di lavoro autonomo nelle aziende e in quei settori ‘nuovi’ per il popolo delle partite Iva dove di fatto le consulenze nascondono forme di lavoro subordinato.

 

Leggi la nostra pagella all’intervista

 

 

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