Marco Beltrandi (Pr) risponde alle nostre domande

Il 24 e il 25 febbraio saremo chiamati alle urne per le elezioni politiche. La Mia Partita Iva pubblicherà le interviste agli esponenti più rappresentativi dei partiti che si presenteranno agli elettori.
Il nostro obiettivo è sapere quali sono le proposte contenute nel loro programma elettorale a favore di noi lavoratori autonomi.
Risponde alle nostre domande Marco Beltrandi, candidato Radicale alla Camera dei Deputati.
1) Nella stragrande maggioranza dei casi i detentori di partita Iva vivono in assenza di forme di protezione. In particolare sul fronte della disoccupazione (per esempio chi rimane senza lavoro non gode della cassa integrazione) e poi della pensione (per esempio l’imposizione della gestione separata con la legge Fornero passerà nei prossimi anni dall’attuale 27 al 33%). Qual è la proposta per favorire i lavoratori autonomi?
Penso che il welfare state italiano vada completamente ridisegnato e che se non si spostano dei capitoli di spesa, per esempio dalle pensioni, al welfare state per le donne e per coloro che oggi non sono garantiti come i lavoratori a partita Iva, sia impossibile tutelare chi oggi è vulnerabile. Le misure che sono state adottate finora sono dei paliativi che a mio avviso non servono a nulla nella sostanza.
2) I lavoratori autonomi sono sottoposti a un regime burocratico perverso che sottrae tempo prezioso al loro lavoro. Qual è la proposta per semplificargli la vita?
Sono più di vent’anni che si parla di sportello unico che poi non funziona e che non c’è nei fatti. Ne parlò forse per prima nell’83 Confesercenti, poi nel ’94 lo promise Berlusconi. Sta di fatto che nel 2011 praticamente qualche sportello è nato però non funziona perché la gran parte dei comuni continua a non utilizzare questo strumento. Quindi chi vuole aprire una partita Iva deve ancora chiedere i sessanta permessi e svolgere tutte le trafile. Bisognerebbe mettere mano a tutta la normativa e semplificarla perché è chiaro che non è con una soluzione strutturale come lo sportello unico che si possono semplificare le cose, ma rimane il problema di una quantità di passaggi burocratici inspiegabili, eccessivi e anche complicati oltretutto.
3) Ogni anno il Fisco chiede al lavoratore autonomo contemporaneamente al pagamento delle tasseanche la previsione del reddito che avrà accumulato nell’anno fiscale. In sostanza paga le tasse ancora prima di avere incassato quanto gli è dovuto, con l’aggravante di non sapere se incasserà davvero. Qual è la proposta per cambiare la situazione?
Agli studi di settore e a tutti quei meccanismi di redditi presuntivi, io non credo, non ho mai creduto e continuo a non credere. E arrivo anche a dire che adottare questi meccanismi in sostanza significa ammettere in una certa misura che l’apparato fiscale non funziona e non funzionerà mai. Quindi tanto vale stabilire delle sorte di preaccordi con i contribuenti. Perché se fanno salire la base imponibile per un verso, dall’altro rischiano di farlo scendere. Sono stratagemmi che non fanno realmente pagare chi è giusto che paghi.
4) Un recente studio del Politecnico di Milano curato dal professor Ranci denuncia il senso di estraneità dei lavoratori autonomi nei confronti dello Stato. A questo si accompagna la certezza, da parte dei lavoratori autonomi, di non avere aspettative dallo Stato. Dato per scontato che il popolo delle partite Iva vota (complessivamente sono circa 5 milioni, ma il numero tende a raddoppiare se si considerano i nuclei familiari), qual è la proposta per non farle vivere ai margini dello Stato?
Il punto è anche che noi viviamo in una condizione che non è quella di una democrazia in cui vi è un rispetto delle leggi reale. Essendo cosi tante le partite Iva, se vivessimo in un sistema in cui l’informazione fosse più libera, noi avremmo già delle rappresentanze credibili e utilizzate dallo Stato. Noi Radicali siamo contrarissimi alla concertazione, ma ci dovranno pur essere delle consultazioni. Il fatto che non ci siano soggetti che rappresentano coloro che sono fuori delle corporazioni o dei sindacati è un fatto gravissimo che si spiega solo con il fatto che l’informazione su questo tema non fa praticamente nulla. Infatti noi Radicali quando abbiamo organizzato delle iniziative a favore del popolo delle partite Iva siamo stati regolarmente silenziati e trascurati da chi addirittura sui giornali faceva le campagne a favore di questi soggetti. Per esempio, il Corriere della Sera rimproverava tutti i partiti di non aver fatto nulla in materia mentre magari noi nel frattempo avevamo già fatto una proposta di legge a riguardo. In un sistema così alterato, chi è più debole rimane debole perche altrimenti un sistema sano avrebbe già reagito: non sarebbe possibile aumentare i contributi a carico del lavoratore autonomo e poi non dargli nulla in cambio, per esempio.
5) Considerato il numero attivo di Partite Iva in Italia, sarebbe doveroso che i lavoratori autonomi fossero rappresentati ai tavoli della concertazione tra governo e parti sociali. Qual è la proposta?
Ci sono tanti problemi: innanzitutto quello dei lavoratori autonomi è un mondo troppo parcellizzato anche nella rappresentanza. C’è stato questo esperimento di Rete Imprese Italia che tuttavia sembra che non abbia funzionato perché se a livello nazionale qualcosa è stato fatto, nelle singole realtà locali le varie organizzazioni vanno per conto loro. Quindi c’è una frammentazione che un po’ è inevitabile dato anche l’individualismo a cui è portato questo tipo di esercizio economico ma che sicuramente ne indebolisce la forza politica. Gli unici forti sono quegli ordini che hanno una forte presenza in Parlamento come ad esempio gli avvocati. Sono gli unici che riescono a farsi fare le leggi a proprio favore ma in una logica peraltro corporativa; riescono ad ottenere dei vantaggi a scapito di tutti gli altri. Basti pensare all’ultima legge di riforma dell’ordine forense che è un insulto alla libertà della professione. Quindi esiste anche un problema di rappresentanza politica che è ancora vano perché è tutto troppo frammentato e i partiti tendono invece a non tenere conto di questi soggetti.
6) Considerata l’attuale situazione del mercato del lavoro, che praticamente ha bandito le assunzioni a tempo indeterminato, qual è la proposta per valorizzare il lavoro autonomo?
Esistono molte partite Iva che di fatto hanno un solo committente e anzi spesso questi liberi professionisti erano ex dipendenti delle aziende per le quali ora offrono prestazione autonoma. Sul problema delle finte partite Iva che è una forma ulteriore ed estrema di precariato, non si può a mio avviso non fare riferimento al fatto che in Italia, malgrado la riforma Fornero, abbiamo ancora un sistema contrattuale dei rapporti di lavoro dipendente che obbliga di fatto gli imprenditori a ricorrere a questi stratagemmi. Questo fa si che prosperino partite Iva finte e altri fenomeni di questo tipo. Per valorizzare il lavoro autonomo bisogna alleggerire il carico fiscale di quello dipendente che grava sul datore di lavoro così che quest’ultimo sia disincentivato a ricorrere a forme improprie di lavoro autonomo.
7) Il lavoro autonomo è un’opportunità da non perdere per il nostro Paese perché viene incontro alle esigenze di modernizzazione delle economie avanzate togliendo le castagne dal fuoco alle aziende pubbliche e private. Di più. Le partite Iva “classiche” sono quelle legate all’artigianato, al piccolo commercio e alla microimpresa. Quelle di nuova generazione sono invece in gran parte legate a professioni intellettuali e sono attive nel marketing, nella moda, nel design, nella comunicazione, nell’informatica, nella consulenza aziendale, nelle specializzazioni di medicina non convenzionale. Qual è la proposta per stimolarne e implementarne le attività?
Questo è un altro aspetto molto importante. Nella nostra società in cui si sviluppano e diventano sempre più importanti i servizi, da una parte è chiaro che per le aziende diventa piu efficiente o forse persino obbligatorio esternalizzarli ma dall’altra si ha un pò l’impressione che anche i servizi non possano, per essere realmente competitivi, fare solo affidamento sulla parcellizzazione eccessiva ed estrema di chi li fornisce. Molti servizi in Italia sono ancora troppo cari se si tiene conto anche delle dimensioni ridotte dell’offerta e questo impedisce una crescita di quei settori e di chi all’interno ci opera. Quindi bisogna sicuramente ridurre i costi delle prestazioni di lavoro autonome di ‘nuova generazione’ per riuscire ad implementarne l’attività.