Nichi Vendola (Sel) risponde alle nostre domande

Il 24 e il 25 febbraio saremo chiamati alle urne per le elezioni politiche. La Mia Partita Iva pubblicherà le interviste agli esponenti più rappresentativi dei partiti che si presenteranno agli elettori. Il nostro obiettivo è sapere quali sono le proposte contenute nel loro programma elettorale a favore di noi lavoratori autonomi. Risponde alle nostre domande Nichi Vendola, leader di Sel.
1) Nella stragrande maggioranza dei casi i detentori di partita Iva vivono in assenza di forme di protezione. In particolare sul fronte della disoccupazione (per esempio chi rimane senza lavoro non gode della cassa integrazione) e poi della pensione (per esempio l’imposizione della gestione separata con la legge Fornero passerà nei prossimi anni dall’attuale 27 al 33%). Qual è la proposta per favorire i lavoratori autonomi?
La partita IVA di solito è una mascherata forma di lavoro subordinato. Per questo è opportuno concedere a questi lavoratori un Reddito Minimo in caso di interruzione della mono committenza.
Per quanto riguarda l’aumento delle aliquote, è chiaro che vogliono far pagare alle partite iva (che avranno, se mai avranno, una pensione da fame) le pensioni INPS: rivedere le pensioni, soprattutto quelle d’oro, in un momento di crisi come questo sarebbe un elemento di vera solidarietà e di ripristino dell’etica, per evitare di incidere sui lavoratori autonomi e sul lavoro dipendente.
2) I lavoratori autonomi sono sottoposti a un regime burocratico perverso che sottrae tempo prezioso al loro lavoro. Qual è la proposta per semplificargli la vita?
Esiste già un regime agevolato, ovvero quello dei contribuenti minimi. Il punto è ampliare la platea delle agevolazioni per le vere partite iva: una proposta di buon senso è non far pagare l’IRAP ai giovani professionisti che non hanno dipendenti, estendere il regime dei minimi a 40.000 euro di reddito lordo da lavoro autonomo, estendere il regime dei minimi nel tempo fino a 40 anni.
3) Ogni anno il Fisco chiede al lavoratore autonomo contemporaneamente al pagamento delle tasse anche la previsione del reddito che avrà accumulato nell’anno fiscale. In sostanza paga le tasse ancora prima di avere incassato quanto gli è dovuto, con l’aggravante di non sapere se incasserà davvero. Qual è la proposta per cambiare la situazione?
In questo caso bisogna sancire in maniera netta per le partite iva under 40 che gli acconti per le tasse sul reddito presunto per l’anno successivo sono delle inutili anticipazioni. Può essere questa misura, anche solo temporanea, per i prossimi cinque anni o per il tempo previsto di uscita dalla crisi economica.
4) Un recente studio del Politecnico di Milano curato dal professor Ranci denuncia il senso di estraneità dei lavoratori autonomi nei confronti dello Stato. A questo si accompagna la certezza, da parte dei lavoratori autonomi, di non avere aspettative dallo Stato. Dato per scontato che il popolo delle partite Iva vota (complessivamente sono circa 5 milioni, ma il numero tende a raddoppiare se si considerano i nuclei familiari), qual è la proposta per non farle vivere ai margini dello Stato?
Il soggetto titolare di partita IVA vive una doppia natura: è percepito come “ricco” ed è percepito come “evasore”. Nella vita reale il titolare di Partita Iva vive in tutto e per tutto il dramma della precarietà e paga a caro prezzo la sua “legalità” con enormi adempimenti e balzelli. Soprattutto è sottoposto ai capricci del cliente, spesso unico. Il peggior comportamento è riservato dalla PA che ha un esercito di collaboratori iper specializzati che fanno fotocopie. In Puglia abbiamo rimesso a posto le piante organiche e abbiamo trasformato questi contratti in contratti a tempo determinato con l’intento di stabilizzarli perché si tratta di figure essenziali per il funzionamento della macchina amministrativa. E se il governo non si fosse messo di traverso, bloccandoci le assunzioni, avremmo fatto i concorsi necessari.
5) Considerato il numero attivo di Partite Iva in Italia, sarebbe doveroso che i lavoratori autonomi fossero rappresentati ai tavoli della concertazione tra governo e parti sociali. Qual è la proposta?
Questo spetterebbe per le professioni regolamentate agli albi professionali. Il punto è che in Italia ci sono i titolari di partita iva protetti dagli albi da un lato, e le partite Iva senza dio dall’altro, che hanno strani codici ATECO per qualificare le loro funzioni. Per questo andrebbero radicalmente riformati gli ordini, evitando prove d’accesso capestro e garantendo la presenza delle associazioni di categoria nelle decisioni strategiche. Allargare il quadro del confronto è salutare per la democrazia e il mondo del lavoro.
6) Considerata l’attuale situazione del mercato del lavoro, che praticamente ha bandito le assunzioni a tempo indeterminato, qual è la proposta per valorizzare il lavoro autonomo?
Lo dicevo prima: evitare che la professionalizzazione sia solo un privilegio di casta, ovvero che la professionalità derivi solo in grazia dell’ingresso in un albo professionale. Chieda ad un giovane professionista: ti cambia la vita essere iscritto ad un albo? Avrà in cambio contumelie verso la propria “corporazione”. Il lavoro autonomo è ora una forma mascherata di precarietà, una modalità elusiva per abbassare il costo del lavoro e la riforma Fornero ha peggiorato questa situazione.
7) Il lavoro autonomo è un’opportunità da non perdere per il nostro Paese perché viene incontro alle esigenze di modernizzazione delle economie avanzate togliendo le castagne dal fuoco alle aziende pubbliche e private. Di più. Le partite Iva “classiche” sono quelle legate all’artigianato, al piccolo commercio e alla microimpresa. Quelle di nuova generazione sono invece in gran parte legate a professioni intellettuali e sono attive nel marketing, nella moda, nel design, nella comunicazione, nell’informatica, nella consulenza aziendale, nelle specializzazioni di medicina non convenzionale. Qual è la proposta per stimolarne e implementarne le attività?
Certamente legare la professionalità richiesta ad una vera progettualità: le collaborazioni sono vere se è chiaro l’oggetto del contratto. Ora le causali contrattuali sono state “liberalizzate” (come anche per i contratti a termine) quindi l’uso corsaro dei contratti a termine non può che deprezzare il valore delle collaborazioni. Sul versante artigiano si fa spesso un gran dire che siano portatori di “evasione”: il vero problema è che la ricevuta di riparazione di una porta o di un rubinetto non te la puoi portare in diminuzione delle tasse o del reddito. Andrebbe introdotta una formula controllata di “contrasto di interesse” così tutti dichiarano tutto e ne hanno convenienza.