Oscar Giannino risponde alle nostre domande

Il 24 e il 25 febbraio saremo chiamati alle urne per le elezioni politiche. La Mia Partita Iva pubblicherà le interviste agli esponenti più rappresentativi dei partiti che si presenteranno agli elettori.
Il nostro obiettivo è sapere quali sono le proposte contenute nel loro programma elettorale a favore di noi lavoratori autonomi.
Risponde alle nostre domande Oscar Giannino, leader di Fare per Fermare il declino.
1) Nella stragrande maggioranza dei casi il detentore di Partita Iva vive in assenza di forme di protezione. In particolare sul fronte della disoccupazione (se rimane senza lavoro non gode della cassa integrazione) e poi della pensione (l’imposizione della gestione separata con la legge Fornero passerà nei prossimi anni dall’attuale 27 al 33%). Avete un piano per favorire i lavoratori autonomi?
Personalmente riabbasserei l’aliquota del fondo speciale, perché portarla al 33% come per i lavoratori dipendenti è una follia. Come è evidente, sugli autonomi grava un rischio personale con tutele completamente assenti rispetto ai lavoratori assunti. La abbasserei ai lavoratori dipendenti, ma radicalmente anche ai lavoratori autonomi.
2) Le partite Iva, soprattutto quelle non ordinistiche (sono circa 2,5 milioni), non godono di una rappresentanza politica. ‘Fermare il declino’ ha un programma per coagulare e rappresentare le esigenze dei lavoratori autonomi?
Rispetto ai lavoratori autonomi la nostra proposta è quella di un radicale cambiamento del modo in cui il sistema tributario si comporta nei loro confronti: cioè, lo scandalo dei 200 studi di settore di cui era stato promesso l’aggiornamento per effetti della crisi, di fatto non è avvenuto. Gli studi di settore devono cessare di essere degli strumenti di prova che penalizzano il contribuente.
3) Ogni anno il fisco chiede al lavoratore autonomo non solo il pagamento delle tasse, ma anche la previsione del reddito che avrà accumulato nell’anno fiscale. In sostanza paga le tasse ancora prima di avere incassato quanto gli è dovuto con l’aggravante di non sapere se incasserà davvero. Avete intenzione di fare qualcosa per cambiare la situazione?
Conosco troppi miei clienti che continuano a pagare più del dovuto perché spinti dal commercialista, che ovviamente li allerta dei rischi che corrono nel pagare il giusto incorrendo negli accertamenti e nel contenzioso. Quindi è evidente che da questo punto di vista il meccanismo della previsione del reddito sia assolutamente da cambiare.
4) Cercando di colpire le Partite Iva “finte” la legge Fornero ha colpito soprattutto quelle “vere”: pensate di rimettere mano alla Riforma del lavoro almeno su questo aspetto?
Sì, anche perché in realtà l’effetto che ha ottenuto la riforma e che ha ammesso lo stesso ministro Fornero, è stato il giro di vite delle procedure di controllo e degli adempimenti amministrativi, per i contratti diversi dal tempo determinato, in entrata nel mercato del lavoro; e quello che produce è più disoccupazione e non certo la lotta alle finte partite iva. Peccato che la Fornero l’abbia ammesso a riforma già approvata.
5) Considerato il numero attivo di Partite Iva in Italia, non le sembrerebbe opportuno che i lavoratori autonomi fossero rappresentati ai tavoli della concertazione tra governo e parti sociali?
È ormai necessario che liberi professionisti e lavoratori autonomi siamo rappresentati ai tavoli di concertazione tra Governo e parti sociali. Noi, ad esempio, siamo contrari ad un ulteriore aumento della pressione fiscale perché creerebbe ulteriore danno a queste categorie, vere precarie, a causa della crisi. Tutto questo lo spieghiamo puntualmente nei nostri documenti visibili sul sito www.femrareildeclino.it
6) Il suo movimento non ritiene che il lavoro autonomo sia un’opportunità da non perdere per il nostro Paese perché viene incontro alle esigenze di modernizzazione delle economie avanzate togliendo le castagne dal fuoco alle aziende pubbliche e private?
Assolutamente sì, e mi colpisce che Confindustria sia favorevole all’ipotesi di un aumento di un ulteriore punto percentuale dell’Iva nel 2013. Forse perché antepone l’esigenza di non alzare le imposte dirette alle imprese e ai contribuenti, all’aumento di quelle indirette. Ma in ogni caso sarebbe comunque un ragionamento sbagliato, perché se non scende il monte complessivo delle imposte non ci sarà mai un riequilibrio, ma semplicemente un’ulteriore aggiunta all’imposizione che già uccide imprese, lavoro e reddito.