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La Mia Partita IVA • News • Elezioni 2013 • Stefania Craxi (Ri) risponde alle nostre domande

Stefania Craxi (Ri) risponde alle nostre domande

Elezioni 2013 21 Febbraio 2013
Stefania Craxi, presidente dei Riformisti italiani

Il 24 e il 25 febbraio saremo chiamati alle urne per le elezioni politiche. La Mia Partita Iva pubblicherà le interviste agli esponenti più rappresentativi dei partiti che si presenteranno agli elettori. Il nostro obiettivo è sapere quali sono le proposte contenute nel loro programma elettorale a favore di noi lavoratori autonomi. Risponde alle nostre domande Stefania Craxi, candidata premier e presidente dei Riformisti italiani.

 

 

1) Nella stragrande maggioranza dei casi i detentori di partita Iva vivono in assenza di forme di protezione. In particolare sul fronte della disoccupazione (per esempio chi rimane senza lavoro non gode della cassa integrazione) e poi della pensione (per esempio l’imposizione della gestione separata con la legge Fornero passerà nei prossimi anni dall’attuale 27 al 33%). Qual è la proposta per favorire i lavoratori autonomi?

Va ripensato questo sistema di welfare, che su una concezione di un falso egualitarismo, ha creato un sacco di ingiustizie. Bisognerebbe anche studiare un sistema, affinché i lavoratori autonomi entrino in un percorso di vita, che consenta loro di avere tutele, di fare mutui, e quindi di avere un rapporto col sistema bancario diverso. A monte di tutto questo c’è il problema che gli autonomi sono quelli più penalizzati dalla mancanza di lavoro. Gli ammortizzatori devono essere flessibili, così come il lavoro deve essere flessibile, perché è finito il tempo dell’impiego fisso. In altri paesi avere un lavoro flessibile è un’opportunità, in Italia è una penalizzazione. Io insisto sul fatto che va ripensato l’intero impianto istituzionale di questo paese ed è la battaglia che sto combattendo, perché tutti promettono meno tasse e più lavoro, ma sono le solite balle elettorali, per un semplice motivo: per far partire la crescita bisogna liberare risorse e per liberare risorse bisogna togliere il peso dello Stato dalle spalle dei cittadini e delle imprese. Per fare le riforme che occorrono serve un governo che possa decidere. Il nostro sistema istituzionale ci ha regalato una democrazia che oggi è incapace di decidere e di trovare soluzioni utili per uscire dalla più grave crisi dal dopoguerra.

 

 

2) I lavoratori autonomi sono sottoposti a un regime burocratico perverso che sottrae tempo prezioso al loro lavoro. Qual è la proposta per semplificargli la vita?

La pubblica amministrazione che non ha i tempi dei cittadini e delle imprese, essenzialmente autoreferenziale, che pone i cittadini a servizio della pubblica amministrazione e questo paradigma va ribaltato, vanno semplificate le procedure, eliminati gli sprechi, ma per fare questo serve un governo in grado di decidere.

 

3) Ogni anno il Fisco chiede al lavoratore autonomo contemporaneamente al pagamento delle tasse anche la previsione del reddito che avrà accumulato nell’anno fiscale. In sostanza paga le tasse ancora prima di avere incassato quanto gli è dovuto, con l’aggravante di non sapere se incasserà davvero. Qual è la proposta per cambiare la situazione?

Di certo va cambiato l’intero impianto del nostro fisco. L’unica cosa che può fare il Fisco in questo momento è spostare gradualmente l’imposizione fiscale dal lavoro e dalle imprese spostarlo sui consumi e sulle rendite. Abbassare in un Paese che ha 5 punti in più di pressione fiscale rispetto al resto dell’Europa. Se non si tagliano i costi dello Stato questo sarà impossibile. Adesso gli studi di settore sono impossibili perché nessuno potrà prevedere quanto guadagnerà a fine anno. È una cosa che quantomeno andrebbe sospesa. Un acconto chiesto su un lavoro che non ci sarà è una palese ingiustizia.

 

4) Un recente studio del Politecnico di Milano curato dal professor Ranci denuncia il senso di estraneità dei lavoratori autonomi nei confronti dello Stato. A questo si accompagna la certezza, da parte dei lavoratori autonomi, di non avere aspettative dallo Stato. Dato per scontato che il popolo delle partite Iva vota (complessivamente sono circa 5 milioni, ma il numero tende a raddoppiare se si considerano i nuclei familiari), qual è la proposta per non farle vivere ai margini dello Stato?

Non li rappresenta lo Stato e men che meno i sindacati, che in questi anni hanno scelto di proteggere i già garantiti. Qualunque proposta francobollo oggi non risolverà i problemi. Senza la grande riforma costituzionale tutte le altre riforme necessarie saranno impossibili. Tutti i partiti stanno facendo appello al voto utile su un’elezione che sarà inutile­. Si lamentano di Grillo, ma Grillo è lo specchio del loro fallimento. Non hanno voluto cambiare la legge elettorale e Grillo arriverà. Gli elettori non eleggeranno un bel niente, ma potranno solo ratificare le decisioni prese dall’alto da questi partiti che sono responsabili del fallimento della II Repubblica.

 

5) Considerato il numero attivo di Partite Iva in Italia, sarebbe doveroso che i lavoratori autonomi fossero rappresentati ai tavoli della concertazione tra governo e parti sociali. Qual è la proposta?

Io sono contraria alla concertazione perché penso che sia sempre stato un fattore di conservazione e di immobilismo. È una prassi obsoleta che non ha creato né sviluppo, né libertà e nemmeno maggiori diritti. Perché i diritti garantiti in questi anni sono stati solo quelli di chi i diritti garantiti li aveva già. Noi ci battiamo per il presidenzialismo, per un presidente eletto dal popolo che per cinque anni possa governare legittimamente per le politiche per le quali è stato eletto.

 

6) Considerata l’attuale situazione del mercato del lavoro, che praticamente ha bandito le assunzioni a tempo indeterminato, qual è la proposta per valorizzare il lavoro autonomo?

Non ho una concezione del lavoro autonomo come di un figlio di un Dio minore, sono le tutele date fino ad ora che lo hanno reso tale, ma il lavoro autonomo deve essere considerato un’opportunità. Noi Riformisti Italiani abbiamo una battaglia politica che ci contraddistingue, ovvero quella per avere un’assemblea costituente, che riscriva le regole per il funzionamento del nostro sistema democratico, da cui possano discendere le riforme e poter risolvere a cascata tutto il resto. La Costituzione va cambiata tutta, perché nasce da un compromesso fra due culture conservatrici, quella cattolica e quella comunista e quindi l’impianto consociativo della nostra Costituzione va cambiato oltre che le regole di funzionamento della nostra società.

 

7) Il lavoro autonomo è un’opportunità da non perdere per il nostro Paese perché viene incontro alle esigenze di modernizzazione delle economie avanzate togliendo le castagne dal fuoco alle aziende pubbliche e private. Di più. Le partite Iva “classiche” sono quelle legate all’artigianato, al piccolo commercio e alla microimpresa. Quelle di nuova generazione sono invece in gran parte legate a professioni intellettuali e sono attive nel marketing, nella moda, nel design, nella comunicazione, nell’informatica, nella consulenza aziendale, nelle specializzazioni di medicina non convenzionale. Qual è la proposta per stimolarne e implementarne le attività?

La riforma del lavoro della Fornero, che doveva in qualche modo liberalizzare il mercato del lavoro, in realtà ha stretto l’ingresso. Tutti i settori citati nella domanda sono tutti settori, che per la maggior parte, lavorano a progetto e sono stati tutti penalizzati e con loro i lavoratori. Ci vogliono meno regole per il mercato del lavoro per poter crescere, meno vincoli di quelli che si sono creati adesso. Conosco molte aziende, che legittimamente lavoravano con contratti a progetto, che hanno chiuso lasciando a casa decine di persone: meno tasse e meno regole, che non significa meno tutele, ma anzi esattamente il contrario, meno imbuti all’ingresso, ma più lavoro perché un lavoro che costa meno può essere moltiplicato.

 

Leggi la nostra pagella all’intervista

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