Certificazione del credito, quando è lo Stato a non pagare

Il lavoro lo abbiamo finito più di un anno fa, ma lo Stato finora non ci ha ancora pagato. In un Paese civile potrebbe sembrare una circostanza assurda, purtroppo in Italia non è così. Siamo infatti in tanti a vantare crediti nei confronti della Pubblica amministrazione che ancora non ci ha pagato fatture, per la vendita di beni o la prestazione di un servizio, emesse ormai da diversi mesi.
Finalmente qualcosa sembra muoversi a nostro vantaggio. Per le operazioni effettuate da gennaio 2013 lo Stato sarà obbligato a pagarci entro 30, o al massimo, 60 giorni. Per i crediti già vantati verso la Pubblica amministrazione sono invece operative le nuove regole per ottenerne la certificazione.
Si tratta di una procedura molto importante, poiché la certificazione potrà consentirci di rendere liquido il nostro credito.
Una volta ottenuta l’attestazione, potremo prima di tutto utilizzarla per compensare eventuali importi che dobbiamo pagare allo Stato. In questo caso potremo quindi versare soltanto la differenza tra l’importo che ci tocca pagare e la somma del nostro credito nei confronti della Pubblica amministrazione. In alternativa alla compensazione potremo farci anticipare una parte del credito da una banca, oppure cederglielo del tutto.
I nuovi termini di certificazione
Con l’entrata in vigore delle nuove regole la Pubblica Amministrazione (Stato, Enti pubblici nazionali, Regioni, Province, Comuni, Enti del servizio sanitario nazionale) dovrà certificare entro 30 giorni dalla nostra richiesta che il nostro credito è “liquido, certo ed esigibile”, oppure che non lo è.
Attualmente possiamo effettuare le richieste soltanto su moduli cartacei da consegnare direttamente nelle pubbliche amministrazioni nostre debitrici, oppure da inviare via posta.
Per facilitare il meccanismo di certificazione è stata da poco creata una piattaforma informatica attraverso la quale poter inviare le richieste direttamente in forma telematica. Al momento la piattaforma non è ancora utilizzabile, poiché in questa fase è in corso la registrazione da parte delle amministrazioni debitrici. Soltanto dopo che queste si saranno iscritte nel sistema potremo inviare online la richiesta di certificazione e vedere tracciate nel sistema anche le eventuali successive operazioni che abbia effettuato sul credito che ci è stato certificato.
Se la Pubblica Amministrazione certifica che il nostro credito è liquido, certo e esigibile potremo utilizzare il credito stesso innanzitutto per compensare eventuali nostri debiti fiscali (per tributi nazionali, regionali o comunali) o previdenziali (verso Inps o Inail) che sono già iscritti a ruolo (vale a dire per i quali la riscossione è stata già affidata a Equitalia che ha provveduto a mandarci una cartella di pagamento). Nel caso in cui dovesse ancora avanzare una parte del credito dopo la compensazione, potremmo decidere di farci anticipare l’importo da una banca, oppure cedere il nostro credito residuo a una società di factoring.
Il Commissario ad acta
Le nuove regole prevedono che se entro 30 giorni dalla nostra richiesta la Pubblica amministrazione non ci fornisce alcuna risposta potremo presentare allo stesso ente pubblico la domanda per la nomina di un commissario ad acta. Entro 10 giorni dalla domanda, l’ente pubblico sarà obbligato a nominare il commissario (scegliendolo tra i dirigenti o i funzionari della stessa amministrazione pubblica) il quale potrà svolgere tutte le attività necessarie per farci certificare il credito entro 50 giorno dalla sua nomina.
Una volta che sarà operativa la piattaforma telematica, anche la richiesta di nomina del commissario potrà essere effettuata seguendo il canale on-line, per utilizzare il quale dovremo comunque disporre di una casella di posta elettronica certificata (Pec).
In attesa che la piattaforma entri in funzione ci conviene quindi dotarci di un indirizzo di Pec se ancora lo abbiamo.