Sbagliamo una fattura, multa da 2.065 euro

Prezzo dei beni di 200 euro anziché 202, oppure Iva al 20% anziché al 21%. O ancora fattura datata 10 maggio anzichè 10 giugno e numero di partita Iva del compratore sbagliato.
Purtroppo può capitare di commettere qualche errore mentre scriviamo la fattura da spedire a un cliente. Quando ce ne accorgiamo dobbiamo però subito rimediare perché altrimenti rischiamo di dover pagare una bella multa e di questi tempi è l’ultima cosa che vogliamo. Cerchiamo allora di capire cosa fare quando ci rendiamo conto di aver commesso un’imprecisione.
ABBIAMO GIÀ SPEDITO LA FATTURA?
Innanzitutto dobbiamo capire se abbiamo già consegnato o meno la fattura al cliente. Se la spedizione non è ancora avvenuta possiamo tranquillamente rimediare all’errore gettando via la fattura originaria sbagliata e scrivendone una corretta. Questo perché ai fini fiscali le fatture si considerano emesse soltanto quando sono state spedite o consegnate al cliente.
Se avevamo quindi già stampato la fattura, ma ancora non effettuato la consegna, possiamo tranquillamente cestinarla, correggere al computer l’errore e ristampare il documento.
Se invece abbiamo già spedito la fattura al nostro cliente, non ci possiamo limitare a correggere l’errore a video, ma dobbiamo comportarci diversamente.
LA NOTA DI VARIAZIONE
Il comportamento da seguire è diverso a seconda se l’importo che abbiamo indicato per errore in fattura è inferiore oppure superiore a quello reale.
Nel primo caso (abbiamo indicato in fattura un importo di 100 euro anziché di 200, pertanto abbiamo addebitato al cliente 21 euro di Iva anziché 42) siamo obbligati a emettere nei confronti del cliente una fattura integrativa (chiamata nota di addebito) per la differenza tra i due importi (nel nostro esempio 100 euro), addebitando anche l’Iva che prima non avevamo calcolato (vale a dire 21 euro).
Nel secondo caso (abbiamo indicato in fattura un importo di 200 anziché di 100, pertanto abbiamo addebitato al cliente 42 euro di Iva anziché 21) possiamo emettere nei confronti del cliente una nota di accredito per la differenza tra i due importi (nel nostro esempio 100 euro), stornando anche la maggiore Iva che prima avevamo calcolato (21 euro).
La nota di accredito ha una struttura simile alla fattura e deve essere emessa entro un anno dall’operazione a cui si riferisce, vale a dire entro un anno dalla consegna del bene o dalla prestazione del servizio.
DATA O NUMERO SBAGLIATO
Se gli importi della fattura sono corretti, ma abbiamo sbagliato la data o il numero progressivo e già spedito il documento al cliente, possiamo rimediare chiedendo al cliente di effettuare la correzione.
Per fare ciò dobbiamo quindi spedire una lettera scritta al nostro cliente in cui gli segnaliamo l’errore (per esempio numero progressivo 5 anziché 6, oppure data 6 giugno anziché 6 luglio) e gli chiediamo di sostituire nel documento l’indicazione sbagliata con quella corretta. Questa modalità può essere seguita soltanto quando l’errore non incide sull’importo della fattura o sull’Iva da versare.
MEGLIO CORREGGERE CHE PAGARE
Quando ci rendiamo conto di aver commesso l’errore dobbiamo subito effettuare la correzione, altrimenti rischiamo di dover pagare una brutta sanzione.
Per esempio, nel caso di fattura con dati inesatti che non influenzano il calcolo dell’Iva (è il caso del numero progressivo del documento oppure del numero di partita Iva del cliente) la sanzione può variare da 258 euro a 2.065 euro, con una riduzione a soli 25,80 euro se l’errore viene corretto entro il termine di presentazione della dichiarazione Iva annuale.
Se invece l’errore riguarda il calcolo dell’Iva la sanzione può oscillare dal 100 al 200% dell’imposta non fatturata con un minimo 516 euro. La multa si riduce al 10% dell’imposta non fatturata (minimo di 51,60 euro) se l’errore è corretto entro il termine della dichiarazione Iva annuale.