Il vero rischio, adesso, sono i prestiti in banca e i mutui
Primo giorno dopo le elezioni: crolla Piazza Affari (-4%) con i titoli bancari che perdono mediamente quasi il doppio (qualcuno viene sospeso quando scatta la soglia del -10%) mentre lo spread vola sopra i 330 punti.
Tutto come da copione, spiegano gli operatori. Si sapeva che le elezioni non avrebbero dato un esito certo e che le cose sarebbero andate male. Probabilmente si pensava che il quadro sarebbe stato un po’ più stabile, per cui l’opinione corrente è che le cose possano ulteriormente peggiorare nei prossimi giorni se il paese non riuscirà a esprimere un governo.
A molti, però, di quello che fa la Borsa e dello spread sembra non importare un gran che. Hanno ragione?
I soliti operatori (che quando devono dare cattive notizie preferiscono non comparire con nome e cognome) storcono la faccia. Perché ormai a fare le spese dei guai dell’economia finanziaria è anche l’economia reale e non dopo qualche giorno o settimana, ma subito.
«Chi andrà in banca a chiedere soldi o chi sta pagando le rate di un prestito a tasso variabile potrebbe accorgersene già domattina», spiega un operatore, «perché l’Euribor ha iniziato a salire appena aperte le urne, e potrebbe riservare amare sorprese».
Gli effetti su mutui e prestiti
L’Euribor, per chi non lo sapesse, è il tasso interbancario (cioè fatto dalle banche per regolare il prezzo degli scambi di denaro fra di loro) che determina il prezzo dei prestiti e dei fidi allo sportello. Fra 2011 e 2012 è sceso parecchio, ma nel 2013 aveva già ripreso la sua salita lenta ma costante. Salita che con le elezioni dall’esito così incerto pare stia accelerando. Di quanto? E con che effetti sui costi dei prestiti delle banche (mutui, fidi, altri tipi di finanziamenti)? A meno di 24 ore dall’apertura delle urne nessuno vuole sbilanciarsi. Ma quasi tutti gli operatori che abbiamo interpellato si aspettano che in caso di instabilità politica prolungata i costi per i clienti delle banche possano “esplodere”. Qualcuno ricorda che “nel 1992 i tassi dei mutui praticati ai clienti hanno ampiamente superato il 20% e lì sono rimasti per diversi mesi. Ci hanno messo più di due anni per tornare sotto il 10%”. Una situazione che, ovviamente, nessuno si augura e che in realtà non è neppure molto probabile e imminente (nel 1992 invece fu quasi immediata) solo perché la nostra valuta di riferimento non è più la lira ma l’euro. Se per caso dovessero intensificarsi le ipotesi di una nostra uscita dall’euro una situazione di questo genere potrebbe essere meno fantascientifica di quanto non si possa pensare. In ogni caso l’incertezza sta aggravando la situazione di stretta creditizia prevista per il 2013 da Assifact di cui abbiamo già parlato nei giorni scorsi.