Mutuo agevolato per le partite Iva più povere

Mutui garantiti dallo Stato per i giovani precari, ma anche per le partite Iva con un reddito familiare inferiore a 35.000 euro all’anno. È una categoria di finanziamenti, purtroppo ancora poco diffusi, che esiste nel nostro Paese ormai da più di un anno. A introdurli, nell’estate del 2011, è stata l’ex ministro della Gioventù Giorgia Meloni, che ha stanziato un fondo da 50 milioni di euro: l’obiettivo è quello di consentire l’accesso al credito ad alcune categorie disagiate che non possono offrire alle banche le stesse garanzie di un lavoratore dipendente, con la carriera stabile o lo stipendio fisso a fine mese.
Chi ha diritto alle agevolazioni
Sono però abbastanza severi i requisiti per ottenere il mutuo (che viene erogato da una trentina di banche convenzionate con il ministero, tra cui i “big” Unicredit e IntesaSanpaolo). Possono accedere al finanziamento, per l’acquisto di una casa destinata ad abitazione principale, soltanto le coppie di coniugi, entrambi con età inferiore ai 35 anni, oppure le famiglie con un solo genitore che abbia meno di 35 anni e un figlio minorenne a carico.
Inoltre, il reddito di chi riceve i soldi in prestito non deve superare i 35.000 euro all’anno e derivare per almeno la metà da un contratto di lavoro precario o autonomo con partita Iva. I parametri di riferimento sono quelli del reddito Isee, che tiene conto dell’intera situazione patrimoniale e finanziaria della famiglia (dunque non soltanto della busta paga o dei compensi professionali, ma anche dei proventi che derivano dall’investimento in titoli o in altre attività). Infine, per ottenere la garanzia, bisogna non essere proprietari di altri immobili destinati a uso abitativo, fatta eccezione per quelli ricevuti in eredità e concessi gratuitamente a genitori e fratelli.
Anche la casa acquistata deve avere requisiti ben precisi: la superficie, per esempio, non può superare i 90 metri quadri e l’abitazione non deve essere classificata nelle categorie catastali A1, A8 e A9, che corrispondono agli immobili di lusso, ai palazzi storici e alle ville. Infine, l’importo del prestito non può oltrepassare mai i 200.000 euro.
Il paracadute dello Stato
La garanzia statale scatta nel caso in cui il mutuatario non sia in grado di rimborsare le rate del finanziamento. Se il debitore è insolvente, le banche possono infatti rivalersi sul fondo istituito dal ministero della Gioventù, seppur con limiti ben precisi: la protezione governativa copre infatti sino al 50% della somma presa a prestito e, in ogni caso, non oltre l’importo di 75.000 euro.
Dopo la firma del contratto, i mutuatari possono però contare su un’altra agevolazione: la possibilità di sospendere il pagamento delle rate del prestito per un periodo massimo di 12 mesi, senza penali e senza subire la segnalazione come “cattivi pagatori” nei sistemi di informazione creditizia.
Interessi bassi
Anche i costi applicati dalle banche su questi mutui sono abbastanza convenienti. Per i finanziamenti a interessi variabili, il tasso richiesto è pari all’Euribor, cioè al saggio sui prestiti interbancari europei (che oggi è compreso tra lo 0,11 e lo 0,7% circa), a cui viene aggiunto un differenziale (spread) tra l’1,2 e l’1,5%, a seconda della durata del piano di rimborso, per un totale di appena il 2-2,5% circa all’anno.
I mutui a tasso fisso, invece, devono avere una quota di interessi passivi pari al tasso Irs (che è oggi attorno al 2-2,5%) più uno spread fino all’1,5%, per un totale del 3,5-4% annuo. Si tratta di condizioni molto vantaggiose rispetto a quelle richieste dalle banche per i mutui ordinari, che costano ogni anno almeno mezzo punto in più, in termini di interessi passivi.
Strada sbarrata
Purtroppo, però, i mutui agevolati per i precari e le partite Iva sono ben poco diffusi. Secondo un’indagine effettuata dall’associazione Altroconsumo nell’estate scorsa, ben l’87% delle agenzie bancarie non li propone abitualmente ai propri clienti, neppure a quelli che possiedono tutti i requisiti per ottenerli. Il guaio è che gli istituti di credito hanno soltanto la facoltà, ma non l’obbligo, di offrire questi prodotti al pubblico, dopo aver comunque valutato bene l’affidabilità finanziaria della controparte. Risultato: i giovani precari e le partite Iva con reddito basso si trovano quasi sempre la porta delle agenzie “sbarrata” e, per loro, l’accesso al mutuo rimane ancora un sogno.