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Burocrazia, 30 euro al giorno al contribuente danneggiato

Fisco 19 Luglio 2013

File interminabili agli sportelli, funzionari incapaci o incompetenti, errori nella trasmissione dei documenti e, soprattutto, incomprensibili ritardi nella lavorazione delle pratiche. È questo l’inferno quotidiano con cui ciascuno di noi si confronta quando deve avere a che fare con la burocrazia pubblica. Un problema serio perché fa perdere tempo a chi, come ad esempio partite Iva e lavoratori autonomi, già ne hanno ben poco. E in più rallenta, a volte in maniera inaccettabile, le stesse attività economiche del Paese. Nonostante da anni si stia cercando di porre rimedio a questo fenomeno di inefficienza degli uffici pubblici, ancora molto resta da fare. Lo si capisce quando si scopre che nell’ultimo decreto del fare approvato dal governo Letta, il n. 69/2013, è stata introdotta una norma che in pratica prevede che, nella lavorazione di una pratica, al cittadino sarà corrisposto un indennizzo automatico di 30 euro per ogni giorno di ritardo fino a un massimo di duemila euro. Insomma, un segnale di inasprimento delle misure repressive verso gli uffici pubblici, a testimonianza che le cose ancora non funzionano come dovrebbero. E noi purtroppo lo sappiamo bene.

 

Una procedura da sperimentare

Per chi avesse già fatto salti di gioia di fronte a una misura che potrebbe davvero servire da incentivo a qualche dipendente pubblico inefficiente, è bene precisare che per il momento l’indennizzo sarà introdotto solo in via sperimentale: varrà solo per le procedure burocratiche presentate dalle imprese. Bene invece avrebbe fatto il legislatore a introdurre, seppure in via sperimentale come detto, la stessa procedura anche per le partite Iva, che spesso, nel rapporto con gli uffici pubblici, sono i soggetti più deboli, in tema di questioni economiche. In ogni caso, per ora a essere interessate dalla nuova normativa saranno solo le aziende, per un periodo di prova fissato in 18 mesi. Dopo sarà deciso se abolirla, mantenerla o allargarla anche a tutti gli altri cittadini.

 

Come funziona l’indennizzo

Il governo ha stabilito che il rimborso di 30 euro per ogni giorno di ritardo sulla lavorazione di una pratica non sarà del tutto automatico. Affinché scatti la sanzione ci sarà bisogno che il contribuente  danneggiato faccia ricorso al funzionario che, nella catena di comando, rappresenta il superiore gerarchico del dipendente venuto meno al proprio dovere. Questo, però, non è un grande incentivo. Sappiamo che presso gli sportelli di certi uffici avremo a che fare sempre con gli stessi soggetti. Purtroppo inimicarsi qualcuno di loro, anche per una sola volta, potrebbe significare in futuro avere problemi sempre più grandi. Chi allora “oserà” davvero saltare il dipendente che ha di fronte per chiamare in causa il suo capo gerarchico? In secondo luogo, se si si riflette un attimo, ci si rende conto che 30 euro al giorno sono una sciocchezza di fronte a ritardi nell’avvio ad esempio di un cantiere o di un’attività economica, che invece procurano perdite economiche ben maggiori. Quindi, saremmo di fronte comunque a una magrissima consolazione.

 

La minaccia della Corte dei Conti

L’unico elemento positivo potrebbe essere quello legato a una sorta di deterrenza verso i dipendenti pubblici. Le procedure di indennizzo, infatti, una volta proceduto alla liquidazione nei confronti del contribuente danneggiato, verranno inviate in visione alla Corte dei conti affinché questa possa recuperare il danno erariale. Dunque ci potrebbe essere il rischio serio che lo Stato decida di rifarsi sul dipendente inefficiente per il pagamento dell’indennizzo da 30 euro al giorno per ritardi nella lavorazione di una pratica. Questo elemento potrebbe in effetti funzionare da incentivo ai dipendenti in questione a fare meglio.

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