Cassazione: promosso il lavoratore studente, bocciato il Fisco
Ancora una volta segnaliamo con piacere una sentenza della Corte di Cassazione a favore di una partita Iva. Anche in questo caso viene fatta chiarezza su una questione che potrebbe riguardare tanti altri soggetti nelle stesse condizioni. Si tratta di professionisti alle prese con attività di studio, necessarie magari a completare la propria formazione.
Un geometra all’università
Nel caso specifico, la sentenza n. 6234 del 13 marzo, ha preso in esame il caso, neanche tanto sorprendente, di un geometra in attività, regolarmente iscritto al proprio ordine e all’università. Nei suoi confronti era scattato un accertamento fiscale dovuto al mancato rispetto dei parametri di reddito. Stiamo parlando di una disciplina antecedente agli studi di settore che prevedeva parametri di reddito da rispettare. Ebbene, a fronte di questo rilievo, il geometra in questione si è presentato al contradditorio con l’Agenzia delle Entrate e, munito di libretto universitario, ha dimostrato di aver sostenuto nell’anno sotto inchiesta tre esami, che evidentemente lo avevano impegnato al punto tale da incidere, come immaginabile, sull’attività lavorativa. Da qui la dichiarazione di introiti inferiori a quelli previsti dai parametri. Peccato però che il Fisco non abbia in nessun modo preso in considerazione queste giustificazioni, andando avanti con la procedura di accertamento. Da qui il ricorso del contribuente.
La Cassazione boccia il Fisco
Secondo la Cassazione invece, il previsto accertamento è da annullare e al geometra in questione vanno concesse tutte le attenuanti fiscali del caso. Secondo la Corte suprema di giustizia infatti, il fatto di dover sostenere degli esami è una spiegazione più che accettabile per giustificare minori introiti. Da qui dunque una sorta di bocciatura del Fisco a favore dello studente modello che, invece, ha brillantemente superato gli esami. Tra l’altro, la Cassazione ha messo in rilievo il fatto che all’atto del contraddittorio, l’Agenzia delle Entrate non avesse in nessun modo tenuto conto delle prove addotte dal lavoratore autonomo.
Contradditorio, la necessità di ascoltare il contribuente
La Corte ha colto dunque l’occasione di ribadire, e questo in riferimento anche agli attuali studi di settore e al redditometro che a breve farà il suo esordio, che il contraddittorio con il contribuente deve essere non una mera procedura burocratica, ma un momento fondamentale in cui si ascoltano e si verificano tutte le prove a discolpa del contribuente. Nel caso specifico, l’Agenzia delle Entrate non aveva voluto in nessun modo prendere neanche in considerazione il fatto che avesse di fronte una professionista-studente. L’analisi del caso e delle sue particolarità, è invece quello che ha fatto la Cassazione, ritenendo che essere studenti e poter dimostrare di aver sostenuto degli esami, usando anche il solo buon senso, può essere considerata una ragione più che valida per non rispettare i parametri o gli attuali studi di settore. Una valutazione che la Corte di Cassazione ha già fatto anche nel caso di professionisti che adottano tariffe inferiori ai minimi stabiliti, oppure nel caso si verifichi un controllo in un anno in cui una professionista abbia affrontato una gravidanza. Tutte situazioni che, sentenze alla mano, già permettono di non rispettare gli studi di settore senza incorrere in accertamenti fiscali. D’ora in poi anche lo studio, purché svolto con risultati soddisfacenti, rientra in questa categoria.