Cassazione, via libera alla concorrenza tra notai

Capita alle volte anche in Italia che i concetti di concorrenza e di competizione vengano non solo applicati, ma fortunatamente anche sanciti con una sentenza. In un Paese in cui neanche il governo tecnico di Monti, libero come era da qualsiasi condizionamento politico-elettorale, è riuscito a portare a casa uno straccio di riforma in tema di concorrenza, è da salutare dunque con piacere una delle ultime decisioni della Corte di Cassazione.
Sentenza storica
Con la sentenza numero 9358 la Suprema Corte ha infatti stabilito che anche tra notai è possibile la concorrenza e una onesta competizione che giochi sul lato dei prezzi. Insomma una buona notizia per tutti quelli che devono recarsi da un notaio e che d’ora in poi potranno fare la loro scelta, magari anche giudicando costi differenti. Secondo la Suprema Corte, infatti, la libera concorrenza riguarda tutte le professioni senza eccezioni e non “può essere ridimensionata a causa della specificità dell’attività notarile”. La vicenda prende spunto dal caso di un notaio, una professionista a cui era stata inflitta una multa dall’Ordine notarile, confermata poi dalla Corte d’Appello, perché appunto aveva applicato ai propri clienti tariffe inferiori a quelle standard.
La posizione dell’Ordine
Secondo infatti quanto stabilito dall’Ordine notarile, con la conseguente conferma della citata Corte d’Appello, il notaio svolge un ruolo pubblico, e nell’ambito di tale attività dunque, la concorrenza e al competizione non sono ammessi. In pratica la riduzione tariffaria rappresenterebbe quello che è stato definito un “vulnus dell’ordine pubblico economico in quanto riguarderebbe prestazioni effettuate nell’esercizio di una funzione pubblica, in relazione alla quale non sarebbe ipotizzabile il regime di libera concorrenza”. In quanto ufficiale pubblico insomma il notaio deve attenersi a quelle che sono le regole fissate dall’Ordine, e se se ne discosta deve essere punito. Una sentenza che ovviamente ha trovato la contrarietà del notaio in questione che ha deciso di ricorrere fino in Cassazione che le ha dato ragione.
Prezzi variabili
La Suprema Corte analizzando il caso è giunta, come accennato, alla conclusione che la concorrenza, anche sulle tariffe, deve essere possibile anche tra notai. Secondo i giudici della Cassazione infatti il ruolo pubblico del notaio non si deve giudicare sul fronte delle tariffe che applica, che possono dunque variare. Ma piuttosto sulla qualità del lavoro che svolge, che indipendentemente dalla tariffa applicata deve essere sempre assolutamente accurato e scrupoloso, proprio perché stiamo parlando di un pubblico ufficiale. D’ora in poi dunque, anche quando ci recheremo da un notaio, teniamo presente che le tariffe che applicherà potranno non essere fisse e potremo eventualmente chiedere anche lo sconto. E se poi i costi da sostenere non dovessero convincerci, potremo scegliere ance di andare da un altro professionista. L’unico vincolo che la Cassazione ha imposto riguarda il luogo dove si esercita la professione. Il notaio in questione infatti aveva svolto ben il 71% della propria attività al di fuori del suo studio. Una circostanza che è stata condannata dall’Ordine e confermata questa volta anche dalla Suprema Corte secondo la quale la sede notarile deve in ogni caso rappresentare sempre “il perno intorno a cui deve ruotare e su cui va commisurato deontologicamente l’operato del professionista”. Prezzi e tariffe variabili dunque, però sempre nel proprio studio.