Continua il gioco delle tre tasse: Iva, Imu e service tax
Sta diventando una telenovela la vicenda dell’abolizione totale dell’Imu e lo slittamento dell’aumento dell’Iva previsto per ottobre. I destini delle due tasse si stanno infatti incrociando pericolosamente. E ogni giorno il governo lascia trapelare possibili soluzioni per sbrogliare una matassa che definire intricata è puro eufemismo. Andiamo per ordine e cerchiamo di capire quali sono le alternative in campo.
Iva che va, Imu che torna
Il problema del governo, come abbiamo più volte ripetuto in questi giorni, è riuscire a rastrellare i 2,4 miliardi necessari alla totale abolizione dell’Imu sulla prima casa, a cui aggiungere il miliardo indispensabile al differimento al 2014 dell’aumento dell’Iva. A questo bisogna aggiungere le risorse già messe in conto per abbassare le tasse sul lavoro e per rifinanziare la cassa integrazione in deroga. Il tutto per complessivi 6-7 miliardi che non si riescono proprio a trovare. E così, ecco la scelta quasi obbligata di dare il via libera all’aumento dell’Iva. Nelle ultime ore però sono tante le voci dissenzienti che si sono alzate, paventando il rischio reale che il livello dei nostri consumi, già basso, possa così ulteriormente crollare. Da qui un’idea, rilanciata autorevolmente dal viceministro dell’Economia Stefano Fassina: reintrodurre l’Imu sulla prima casa per le abitazioni di pregio. Far pagare cioè almeno la seconda rata dell’Imu a quei proprietari benestanti che potrebbero permettersi di sostenere questa spesa. Si tratterebbe di individuare circa il 10% di abitazioni, considerate di lusso, a cui far pagare la seconda rata dell’Imu come immobili principali. Si potrebbero incassare così circa 1,5 miliardi di euro. Una somma sufficiente non solo a rimandare l’aumento dell’Iva, ma anche a concedere qualche beneficio fiscale alle imprese, garantendo loro la deducibilità dell’imposta sugli immobili pagata per capannoni, negozi e laboratori artigianali.
Le ultimissime: un anticipo di service tax
La proposta del viceministro Fassina, del tutto ragionevole, è avversata da chi sostiene che ci potrebbe essere troppa discrezione nello stabilire il 10% di immobili da assoggettare al pagamento dell’Imu. Quale criterio potrebbe essere adottato per stabilire se un proprietario è davvero benestante, oppure se ha semplicemente investito tutte le sue risorse in un’abitazione? Una situazione dunque di stallo che non si riesce a sbloccare. In questo scenario ecco piombare l’ultima soluzione che il governo starebbe valutando: anticipare per tutti a dicembre il pagamento di una sorta di Imu mascherata, che dovrebbe essere calcolata come anticipo di quella service tax che dal 2014 dovrebbe accorpare Imu e Tares, ossia la tassa sull’immondizia. Si tratterebbe di un vero e proprio gioco delle tre carte, in cui a rimetterci sarebbero ancora una volta tutti i contribuenti. Non solo, infatti, della nuova service tax si sa poco o nulla, ma in più ci ritroveremmo ad averla già pagata praticamente a occhi chiusi. Un modo come un altro per far quadrare i conti del 2013, scaricando sul 2014 possibili incongruenze. Una soluzione pasticciata e poco seria. Speriamo che il governo riesca, invece, a studiare una via d’uscita alternativa e sensata. Il tempo è quasi scaduto. Al primo ottobre manca una manciata di giorni.