Equitalia, il comma nascosto che salva le cartelle
È giocata in punto di fioretto legale e con il supporto fondamentale degli atti di Governo la difesa dell’Agenzia delle Entrate di fronte alla pesante accusa di aver effettuato nomine dirigenziali all’interno dei propri uffici locali senza rispettare le consuete regole che prevedono i concorsi. Una presunta violazione non da poco, visto che come abbiamo raccontato qualche tempo fa, questa procedura ha portato alla sentenza del Tar del Lazio che giudica illegittime tutte le cartelle di Equitalia che presentano come presupposto proprio gli atti di questi dirigenti de facto. Una querelle non semplicemente giuridica ma anche economica, visto che in ballo ci sono diversi miliardi di euro, risorse che venendo a mancare potrebbero mettere a rischio lo stesso bilancio fiscale del nostro Paese. Per il momento però all’Agenzia delle Entrate non battono ciglio, convinti che ci siano tutti i presupposti legali per arginare la questione.
Comma di un decreto
La difesa più importante di tutti gli atti sottoscritti dai circa 700 dirigenti dell’Agenzia delle Entrate dei quali viene messa in discussione la competenza amministrativa, poggia nientemeno che su una postilla contenuta all’interno del cosiddetto decreto Salva Italia. Si tratta, è bene ricordarlo, di uno dei primi atti del governo Monti la cui effettiva conversione in legge è avvenuta ad aprile del 2012. Ebbene, all’art 8 comma 24 della legge n. 16/2012 si stabilisce che entro il 31 dicembre 2013 l’Agenzia delle Entrate dovrà espletare i concorsi necessari a ricoprire le cariche dirigenziali che risultano vacanti. E nel frattempo che cosa succede? Qui che viene il bello. In soccorso dell’Agenzia delle Entrate viene messa la pezza che copre la falla aperta dalla sentenza del Tar del Lazio. “Nelle more dell’espletamento di dette procedure – si legge infatti testualmente nella legge – l’Agenzia delle Dogane, l’Agenzia delle Entrate e l’Agenzia del Territorio, salvi gli incarichi già affidati, (potranno) attribuire incarichi dirigenziali a propri funzionari con la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, la cui durata è fissata in relazione al tempo necessario per la copertura del posto vacante tramite concorso”. Traduzione: in attesa che vengano espletati i normali concorsi, i dirigenti in carica restano e ne possono essere assunti altri, ma con contratto a tempo determinato. Con questa precisazione, dunque, vengono fatte salve le funzioni di tutti i dirigenti che attualmente sono in carica anche senza concorso, e dunque, come accennato, viene messa una pietra tombale sulla questione che rischiava di esplodere.
Soluzione a tempo
In definitiva la soluzione adottata è a tempo, ossia vale fino alla fine di dicembre di quest’anno. Entro questa data l’Agenzia delle Entrate dovrà provvedere ad assumere con regolare concorso tutti i dirigenti di cui avrà bisogno. Immaginare però che in tempi così rapidi si possa trovare il modo di regolarizzare la posizione di centinaia di dipendenti appare quantomeno improbabile. Senza contare che, come stabilisce lo stesso comma sopra citato, “ai funzionari cui è conferito l’incarico compete lo stesso trattamento economico dei dirigenti”. Ciò significa che per eventuali dipendenti che finora avessero svolto le mansioni da dirigenti con stipendio non adeguato, ora ci dovrà essere anche un conseguente aumento di retribuzione con tutto ciò che ne conseguirà nel momento in cui queste posizioni da tempo determinato diventassero a tempo indeterminato, come previsto dai concorsi per posti pubblici. Considerando dunque anche le attuali difficoltà di bilancio dello Stato, è più facile immaginare che la vicenda dei dirigenti dell’Agenzia delle Entrate si trascinerà ancora per qualche tempo con l’attuale governo che, ancora una volta in piena emergenza e in extremis, emetterà un nuovo decreto che prorogherà la situazione a data da stabilirsi. E chissà nel frattempo quanti nuovi contenziosi giuridici potranno aprirsi.