Fisco: altro che riforma, per ora Letta sa solo rinviare

Poche idee. Confuse. E che, quel che più conta, finora sono servite solo a rimandare i problemi non certo ad affrontarli e risolverli. Si potrebbe riassumere così la strategia fiscale del governo Letta, al quale si può concedere solo l’attenuante di essere in carica solo da poche settimane. Nonostante ciò risulta evidente a tutti l’azione ondivaga di un esecutivo sempre più stretto da richieste elettoralistiche, di chi ad esempio aveva chiesto l’abolizione dell’Imu e ora vuole incassarla al più presto, ed esigenze di bilancio che rendono la coperta finanziaria del nostro Paese sempre più stretta e inadatta a fare qualsiasi tipo di sconto in questo momento. Il risultato finale è rimandare, posticipando di qualche mese la soluzione dei problemi. Lo scopo? Imbonirsi l’opinione pubblica con qualche provvedimento che renderà forse meno aspra l’azione dell’amministrazione fiscale, e in particolare di Equitalia. Andiamo allora a vedere nel dettaglio quali sono le decisioni adottate finora dal governo sulla intricata materia fiscale, partendo dal presupposto che non certo di una riforma stiamo parlando, ma solo di qualche semplice ritocco.
Imu, rinvio ma non abolizione
Il primo provvedimento in ordine di tempo adottato dal governo Letta è stato quello che ha portato al congelamento della rata di giugno dell’Imu per le prime case. Una decisione che certo è stato un sollievo per milioni di famiglie, ma le cui conseguenze, in termini di aumenti di altre imposte, sono ancora poco chiare. E in ogni caso si tratta di un beneficio momentaneo, perché è inevitabile che a dicembre, se non già a settembre, qualcosa si comincerà a pagare, visto che di una totale abolizione dell’imposta sugli immobili, anche solo per le abitazioni principali, non se ne parla nemmeno. Costerebbe troppo alle casse pubbliche, soprattutto a quelle dei Comuni, già in grave difficoltà.
Tares, in vista un accorpamento
Se l’Imu per molti italiani è stata l’angoscia del 2012, la nuova tassa sull’immondizia, la cosiddetta Tares, si avvia a diventare l’incubo del 2013. Alle viste si prospettano aumenti colossali dei versamenti rispetto alla vecchia imposta. Anche in questo caso il governo ha deciso di prendere tempo. Il primo versamento è stato sospeso e allo studio ci sarebbe un possibile accorpamento tra Tares e Imu, che andrebbero a definire una nuova service tax, una tassa unica di servizi da pagare ai Comuni. Una piccola ma decisiva riforma, che i sindaci però attendono con urgenza, perché altrimenti a breve molti non avranno i soldi per far funzionare i servizi essenziali.
Iva, un altro rinvio, ma servono le risorse
È un vero conto alla rovescia quello che riguarda l’aumento dell’aliquota del 21% dell’Iva al 22%. Se nulla succederà il nuovo salasso scatterà a luglio. Il governo ha manifestato l’intenzione di far slittare anche questo rialzo a dicembre, ma servono i soldi per compensare i mancati introiti che sarebbero di circa 2 miliardi. Staremo a vedere, intanto i giorni passano.
Prima casa off limits per il Fisco
Più immediate potranno essere le misure, suggerite in questo senso anche dalla commissione Finanze della Camera, che il governo intende adottare per limitare lo strapotere di Equitalia nell’attività di recupero dei crediti. Innanzitutto la prima casa non potrà più essere pignorata e alienata. L’abitazione principale potrà insomma essere bloccata dal Fisco, ma mai essere venduta all’asta dall’ente di riscossione, sia esso Equitalia o qualunque altro.
Più rate per tutti
Altro elemento fondamentale per alleviare i dolori di tanti contribuenti in ritardo con i pagamenti, sarà una maggiore opportunità di rateizzare i versamenti. L’idea è aumentare il numero di rate con cui pagare un debito, che oggi è fissato in 72, ossia in un termine temporale di sei anni. In questo contesto potrebbe essere modificata anche la norma che impone che il valore minimo di una rata sia pari a 100 euro, riducendo questo importo a valori più bassi.
Ricorso senza anticipo
Dovrebbe essere anche eliminata la cosiddetta formula del “solve et repete” che impone a un contribuente che voglia fare ricorso contro una richiesta di Equitalia di versare comunque in anticipo un terzo dell’eventuale dovuto. In questo modo si potrà aprire un contenzioso con il Fisco e nel caso si comincerà a pagare quando arriverà la decisione finale del giudice.
Rate saltate, aumenta la tolleranza
Il governo vuole anche aumentare i limiti di tolleranza verso quei contribuenti che avendo ottenuto il beneficio di pagare a rate vecchi debiti con il Fisco, saltano qualche versamento mensile. Oggi si perde il diritto alla rateizzazione dopo due rate consecutive non pagate, un limite che il governo vorrebbe portare a tre, con l’aggiunta però di un limite complessivo di cinque rate eventualmente non pagate nell’arco dell’intero periodo di rateizzazione.
Catasto, una matassa da sciogliere
Su questo fronte l’allarme è arrivato direttamente dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, secondo il quale l’attuale catasto sarebbe iniquo. Case di pregio nei centri storici si vedono applicare, infatti, vecchie rendite che portano a valori catastali inferiori rispetto a nuove abitazioni di periferia. Una materia dunque da rivedere con urgenza e a cui il governo si è mostrato sensibile. Staremo a vedere se si riuscirà almeno a iniziare un processo di riforma per il quale lo stesso Befera ha detto che ci vorranno cinque anni e dunque fuori dalla portata di questo governo.