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Fuori l’Imu, ma è pronta la mazzata dell’Irpef comunale

Agenzia delle Entrate 16 Settembre 2013

Nessuno potrà dire di non essere stato avvisato. Tutti sappiamo benissimo, purtroppo, che un addio all’Imu porterebbe aumenti di altre imposte a livello locale. E puntualmente il deprecabile fenomeno si sta verificando. Le ragioni d’altronde sono note: la maggior parte dei Comuni, soprattutto quelli delle città più grandi, versano in condizioni finanziarie catastrofiche. Molte di queste sono sull’orlo del fallimento. Quindi, in mancanza delle entrate reperite con l’Imu, per fare cassa bisogna puntare su altro.

 

L’addizionale dalle uova d’oro

Il primo obiettivo a cui molti sindaci hanno già pensato si chiama “addizionale Irpef”, tipico balzello locale che finora si era mantenuto in limiti accettabili, ma che non sarà più così. Secondo fonti dell’Anci,l’associazione che riunisce i Comuni italiani, sono già circa 2.000 le amministrazioni locali che hanno deciso le nuove aliquote dell’addizionale Irpef, e la maggior parte di esse ha optato per aumenti, anche sensibili. Sono tantissime, infatti, le città dove verrà applicata l’aliquota massima dello 0,8%. Insomma, i sindaci sembrano aver trovato la classica gallina dalle uova d’oro. E tra l’altro devono fare in fretta a sfruttarla, perché dal 2014 molto probabilmente l’addizionale Irpef sparirà.

 

Scaglioni ed esenzioni, ma complessivamente si pagherà di più

Certo, ci sono Comuni dove si cercherà di mitigare la pressione fiscale locale, adottando i classici scaglioni con tassazione proporzionale. In pratica, alle fasce di reddito più basso si applicheranno aliquote più contenute, mentre per i più abbienti si arriverà al tetto massimo: lo 0,8%, appunto. In questo senso il ministero dell’Economia ha già fatto sapere che gli scaglioni dovranno essere gli stessi con cui a livello nazionale si impongono le aliquote generali, ossia: fino a 15mila euro, oltre 15mila euro e fino a 28mila, oltre 28mila euro e fino a 55mila euro, oltre 55mila euro e fino a 75mila euro, oltre 75mila euro. Qualcun altro, invece, per alleviare gli effetti della tassazione, potrà decidere di aumentare la soglia di esenzione. Un gioco quest’ultimo però che può tristemente funzionare anche al contrario. È il caso di Milano dove il sindaco Pisapia ha ridotto di molto la soglia sopra la quale si pagherà l’addizionale Irpef, con il risultato che la platea dei contribuenti meneghini è aumentata di molto.

 

In attesa della service tax

Insomma, i sindaci fanno quello che possono per racimolare qualche euro in più e provare in questo modo a garantire i servizi essenziali alla cittadinanza. Quel che è certo è che non si potrà immaginare di continuare sulla strada di aumenti indiscriminati della pressione fiscale. In questo senso, un chiarimento forse definitivo su quella che dovrà essere la futura tassazione locale, potrà arrivare quando il governo definirà i dettagli della service tax, ossia entro il 15 ottobre. La nuova imposta dovrebbe raggruppare tutte le imposte locali e garantire maggiore trasparenza per i contribuenti. Nel frattempo però serve liquidità alle casse dei Comuni, e allora via libera agli aumenti. Per il momento si tratta dell’addizionale Irpef. Domani magari qualche altra diavoleria.

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