Fuori lo Stato dal mio negozio!
“Oggi sono 43 giorni che ho deciso di buttare fuori lo Stato dal mio negozio”. Chi parla è Roberto Corsi, piccolo commerciante di Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza. La voce è ferma. Decisa. Ha la piena consapevolezza delle proprie scelte. “Ho portato il registratore di cassa fuori dal negozio e non emetto più scontrini. Offro ai miei clienti uno sconto del 21% – racconta – Eppure per quasi trent’anni ho pagato sempre tutte le tasse, fino al 31 gennaio 2013. Poi mi sono accorto che il ladro lo avevo in casa: era lo Stato”.
Parole forti, figlie dell’esasperazione di trovarsi con le spalle al muro per colpa di un’economia in ginocchio e di una pressione fiscale che trasforma le partite Iva in parco buoi. Vacche da mungere.
Ma cosa succede quando da quelle vacche non c’è più nulla da spremere? “Mi sono trovato davanti a una scelta – confessa – Dovevo decidere se lasciarmi andare, come purtroppo fanno tanti imprenditori in questo tragico momento, o difendermi. Ho scelto la seconda strada. Ho il sacrosanto dovere di prendermi cura di mia moglie e dei due miei figli. So benissimo che chi non paga le tasse è un evasore, ma mi trovo in uno stato di necessità. Sono qui, nel mio negozio, non mi nascondo. Ho preferito mettere un piatto caldo sulla tavola della mia famiglia piuttosto che andare a ingrassare con i miei soldi le pance dei nostri politici. Soffro, impotente, per tutto quello che vedo e per i nostri giovani senza futuro.”
Il futuro è proprio quello che Corsi, come milioni di italiani, non riesce a vedere. Non riesce a immaginare. E continua: “Per programmare il tuo futuro devi avere un presente. A noi piccoli imprenditori hanno tolto anche questo. Campiamo alla giornata. Lottiamo con strumenti diabolici come gli studi di settore. Versiamo al fisco tutto il frutto del nostro lavoro e alla fine in tasca non ci rimane nulla, neanche lo stretto necessario per vivere. I politici fanno conti, supposizioni, accordi, intanto noi stiamo morendo. Loro su una scialuppa di salvataggio, noi in mezzo al mare in balia della tempesta. La politica non ci capisce. Non ci difende. Non ci conosce. Sulla vetrina del mio negozio ho scritto: io non pago il pizzo allo stato. Questo è quello che penso.”
Dopo un’apparizione in tv, un videomessaggio pubblicato su Youtube e qualche trafiletto sui giornali, la storia di Corsi ha fatto scalpore e, come c’era da aspettarsi, il suo negozio ha ricevuto anche due visite della Guardia di Finanza. “Anche loro devono lavorare – conclude – Sotto le divise ci sono uomini che vivono lo stesso disagio che proviamo tutti. Tengo a ribadirlo: non ho mai saltato un pagamento e tutti i miei conti sono in ordine. Ma ora devo proteggere la mia famiglia. Tutto il resto non importa”.