Istat: soltanto il 40% dei giovani è occupato
L’occupazione sarà il principale problema dei prossimi anni e riguarderà soprattutto i giovani tra i 18 e i 29 anni, tra i quali crescono i “Neet” (Not in education, employment or training, vale a dire coloro che non studiano, non lavorano nè fanno stage). Tuttavia si intravedono segnali di ripresa tanto che il 2012 chiuderà con un Pil negativo ma “leggermente più favorevole” del -2,4% indicato dal governo.
Questo quadro è stato dipinto dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini in un’audizione alla Camera. Giovannini ha ribadito molti dati negativi, a partire dal calo dei consumi delle famiglie (-3,6% in un anno) che “costituisce la maggior determinante dell’attuale recessione”. Tutto ciò impatta innanzi tutto sull’occupazione, con un calo che è più forte tra i lavoratori a tempo pieno, cioè quelli che hanno uno stipendio più alto.
Purtroppo pagano di più, ha spiegato il presidente dell’Istat, “i soggetti tradizionalmente più deboli, quali giovani e donne”. Tra i primi, uno su tre “svolge un lavoro atipico”, cioè precario. Dei 7,7 milioni di persone tra i 18 e i 29 anni “soltanto il 40,3% è occupato, il 13% è alla ricerca di un’occupazione, mentre il 46,7% è inattivo”.