Pagamenti arretrati, le imprese chiudono per colpa dello Stato

Le brutte notizie in questo momento abbondano. Quindi non stupisce che l’Italia, ancora una volta, arrivi ultima in qualche classifica di carattere economico a livello europeo. Nel caso specifico, parliamo di un problema gravissimo, che porta alla chiusura migliaia di imprese ogni anno mettendo a rischio l’attività di migliaia di partite Iva, soprattutto liberi professionisti. Stiamo parlando dei ritardi con cui la Pubblica amministrazione, dallo Stato centrale alle Regioni, dai Comuni alle Province fino alle Asl, paga i debiti arretrati verso fornitori privati. Ci riferiamo quindi a quello che ormai rappresenta un vero cancro della nostra economia, per il quale da tempo si annunciano rimedi che, purtroppo, non si materializzano. E allora ecco i dati negativi, quelli che fotografano sempre meglio il fenomeno. Intanto i dolori aumentano. L’ultima statistica viene fornita dalla Cgia di Mestre: ultima testimonianza di una situazione ormai insostenibile.
Un terzo della imprese chiude per colpa dello Stato
Il primo dato impressionante è quello secondo cui dal 2008 a oggi su circa 50.000 aziende piccole e grandi che sono fallite, oltre 15.000 (circa il 30%), hanno chiuso baracca e burattini per crediti non onorati dallo Stato. E questo proprio perché la pubblica amministrazione del nostro Paese risulta la peggiore in Europa riguardo ai tempi di pagamento. Ci vogliono in media 170 giorni per il saldo di un conto, e non rappresenta certamente una consolazione sapere che nell’ultimo anno, questo termine è sceso di 10 giorni. Un insignificante miglioramento, che di certo non è servito a salvare le sorti di tante imprese e di tanti liberi professionisti, strozzati dai debiti di uno Stato insolvente. Tra l’altro a peggiorare ulteriormente il quadro sopra descritto, contribuisce il fatto che dal 2008 la percentuale delle imprese fallite a causa di uno Stato cattivo pagatore è raddoppiata rispetto agli anni precedenti.
Crediti insoluti, una cifra astronomica
Nell’occasione, la Cgia di Mestre ha approfittato per rifare i calcoli sulle somme arretrate che lo Stato deve alle imprese private. Finora si è sempre parlato di una cifra intorno ai 90 miliardi di euro, ma si trattava di somme riferite alla fine del 2011. Negli ultimi due anni le cose sarebbero peggiorate, e di molto, anche a causa della crisi economica. Allo stato attuale dunque la cifra complessiva avrebbe raggiunto il livello astronomico di 120 miliardi di euro, con sacche di maggiore inefficienza che si anniderebbero soprattutto nel settore della sanità, che rappresenta l’ambito della pubblica amministrazione meno incline a saldare i propri debiti. Non a caso infatti sono molte le Regioni che presentano conti da bancarotta proprio a causa delle condizioni dei propri settori sanitari.
Servono risorse, prima che sia troppo tardi
In queste condizioni allora diventa urgente un intervento del governo, auspicato da più parti, che possa liberare risorse utili a saldare almeno parte di questo immenso monte debiti arretrato. Finora si è parlato di 40 miliardi da mettere sul piatto tra quest’anno e l’anno prossimo. Il presidente del Consiglio Enrico Letta, tra l’altro, si è dimostrato molto sensibile alla questione, anche se purtroppo si sa che la sensibilità senza denari serve a ben poco. La speranza è che dando fondo anche a risorse comunitarie, si possa arrivare già entro la fine dell’anno a stanziare tutti insieme 40-50 miliardi di euro per pagare debiti arretrati. Si tratta di una semplice speranza, ma alla quale si aggrappano migliaia di imprese e migliaia di partite Iva: ne va della loro stessa esistenza.