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Pagamenti arretrati, tempi biblici per saldare tutti i debiti

Fisco 26 Luglio 2013

Una notizia buona e una cattiva. Così si possono riassumere le ultimissime sullo sblocco dei pagamenti arretrati della Pubblica Amministrazione che interessa migliaia di imprese private, ma anche tantissimi professionisti a titolo diverso creditori dello Stato. Iniziamo allora dalle cose positive e cominciamo con il dire che il governo ha annunciato di avere smobilizzato gran parte delle risorse che erano state messe in bilancio quest’anno proprio per far fronte ai debiti del settore pubblico.

 

I soldi ci sono

Secondo i dati forniti in questi giorni dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, sarebbero quasi 16 i miliardi che il Tesoro avrebbe messo a disposizione di amministrazione centrale, Regioni, Province, Comuni e Asl per far fronte ai pagamenti arretrati a imprese e professionisti. Una cifra ingente racimolata grazie a erogazioni finanziarie vere e proprie, rimborsi fiscali e deroghe al Patto di stabilità interno. Una cifra che si avvicina molto ai 20 miliardi complessivi che il governo aveva promesso di mettere sul piatto per quest’anno. Un risultato talmente positivo che ha spinto il ministro Saccomanni a prevedere che per settembre, subito dopo le vacanze estive, i fatidici 20 miliardi saranno quasi certamente raggiunti. Anzi c’è di più. Lo stesso ministro ha preannunciato che, sulla falsariga di quanto fatto finora, si potrebbe aumentare la dotazione promessa arrivando anche a 30-35 miliardi entro la fine di dicembre. Qualcuno pensa che addirittura si possa raggiungere quota 40 miliardi, ossia rendere disponibili già per quest’anno la cifra ulteriore di 20 miliardi che era stata in origine preventivata per il 2014. Tutto bene dunque? Neanche per sogno, perché a essere messi in discussione sono i tempi con cui queste risorse verranno trasferite alle imprese e ai professionisti. E qui viene la brutta notizia

 

Ultimo pagamento: anno 2018

Secondo i calcoli effettuati dalla Cgia di Mestre risulta che, mantenendo gli attuali ritmi di sblocco dei pagamenti, ossia i 20 miliardi all’anno finora programmati, i tempi per procedere con i saldi alle imprese diverrebbero biblici. Facendo l’ipotesi, davvero peregrina, che nel frattempo non si registrino nuovi debiti da parte dello Stato, con le attuali risorse messe a disposizione, l’ultima azienda creditrice verrebbe saldata nel 2018. Il giorno del poi, l’anno del mai, direbbe qualcuno. E anche volendo credere alle ultime parole del ministro dell’Economia, che annuncia uno stanziamento ulteriore di fondi già per questo 2013, si potrebbe abbreviare il tempo di poco, con l’ultimo pagamento che verrebbe effettuato comunque nel 2018. Un tempo più che sufficiente a vedere fallire migliaia di aziende messe sul lastrico da uno Stato insolvente. L’appello che arriva dunque da parte del mondo imprenditoriale è di accelerare i tempi di pagamento, solo così infatti si potrà pensare di salvare qualche impresa ormai alla canna del gas.

 

Un monte debiti da 120 miliardi

Tra l’altro le considerazioni della Cgia di Mestre muovono da un dato di fatto, finora sottovalutato dal governo. I tempi di rientro dai debiti verso le imprese in questi mesi sono stati sempre determinati considerando un saldo negativo complessivo della Pubblica Amministrazione pari a circa 90 miliardi di euro. Questo dato però si riferisce a una stima della Banca d’Italia datata 31 dicembre 2011. Secondo la Cgia di Mestre, dunque, i conti andrebbero non solo aggiornati, ma anche rimodulati, conteggiando anche i debiti vantati dalle aziende con meno di 20 addetti che costituiscono il 98% del totale delle imprese italiane. Inoltre, nella ricerca di Bankitalia non erano state coinvolte le imprese che operano nei settori della sanità e dei servizi sociali che, storicamente, sono quelli dove si annidano i ritardi di pagamento più eclatanti. Alla luce di queste correzioni, la Cgia di Metsre ha stimato dunque in circa 120 miliardi il debito complessivo reale della PA. Da qui l’allungamento considerevole dei tempi di pagamento previsti dalla Cgia, e da qui la conseguente necessità di accorciare il più possibile i tempi.

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