Pensioni, le mani dello Stato sulle casse dei professionisti
Le mani avide dello Stato si allungano sempre più sulle Casse previdenziali dei professionisti e il timore che questo possa sortire effetti deleteri è più di un’ipotesi. È per questo che domani 9 maggio tutti i rappresentati delle varie categorie professionali si ritroveranno a Roma per una giornata di convegni e confronti che possano mettere in chiaro le cose e soprattutto respingere l’attacco che viene portato all’indipendenza di tante categorie. D’altronde il patrimonio stimato delle casse previdenziali dei professionisti è valutato in circa 50 miliardi di euro, una cifra che da tempo fa decisamente gola a governi alle prese con bilanci statali sempre in bilico.
Indimenticata Fornero
Una delle manifestazioni più chiare di quanto lo Stato guardi con grandissima attenzione alle sorti delle Casse previdenziali dei professionisti si è avuta quando l’ex ministro del Welfare Fornero richiamò le varie casse a una maggiore accortezza nella gestione. Fu esplicitamente richiesto che ci fossero piani di consolidamento finanziario spalmati addirittura su 50 anni. Ma non finisce qui, perché ai vari enti furono concessi nove mesi di tempo per mettersi in regola, pena il commissariamento, ossia l’arrivo di un gestore esterno che, guarda caso, farebbe capo proprio al ministero. Ora i nove mesi in questione stanno per finire e il timore è che qualcuno nel governo pensi di mettere le mani nelle tasche della previdenza professionale. Senza contare che nel frattempo, proprio per l’esigenza di fare cassa da parte dello Stato, gli istituti previdenziali dei professionisti, che pure dovrebbero essere privati, si sono tramutati in enti pubblici e su di loro è caduta la scure della spending review. In pratica alle Casse sono stati imposti risparmi di gestione come a qualsiasi amministrazione pubblica, e alla fine hanno dovuto versare allo Stato quanto accumulato grazie ai tagli. Non stiamo parlando di cifre colossali, ma comunque di esborsi che sono stati mediamente dell’ordine di qualche centinaio di migliaia di euro. Insomma, neanche proprio bruscolini. Un segnale quanto mai allarmante di come si potrebbe prefigurare una sorta di prelievo forzoso nei confronti delle casse previdenziali dei professionisti.
Contromisure
Nel frattempo, molte casse previdenziali dei professionisti sono corse ai ripari, attuando proprio una serie di provvedimenti che dovrebbero aver messo in sicurezza i propri conti, come richiesto dalla Fornero. Sono stati approntati interventi che hanno agito sull’età pensionabile, sul contributo soggettivo e sul metodo di calcolo, ampliando cioè la platea di chi adotta il sistema di calcolo contributivo. E ancora ci sono stati aggravi nella contribuzione, prevedendo versamenti integrativi. D’altronde, è fuori discussione che la gestione delle varie casse negli ultimi anni abbia subìto una trasformazione legata anche alle dinamiche lavorative ed economiche. Basti citare che il rapporto tra l’ultimo reddito da lavoro e l’assegno pensionistico tra vent’anni difficilmente potrà superare il 40%, mentre per le pensioni attuali arriva al 70%, con una disparità di trattamento tra vecchi e nuovi iscritti che sta creando una vera e propria frattura tra le generazioni. Ovvio che le casse previdenziali stiano faticosamente cercando il modo di trovare nuovi equilibri finanziari, ma vorrebbero poterlo fare con regole più chiare e trasparenti, e soprattutto senza la minaccia di uno Stato pronto ad arraffare risorse non appena se ne prospetta l’occasione. Da qui l’importanza fondamentale del confronto di Roma dal quale dovrebbe emergere un appello al governo per sgombrare il campo da ogni possibile dubbio.