Redditometro 2013, ecco gli scontrini da conservare

Inutile girarci intorno: da quando è stato annunciato l’arrivo ufficiale del nuovo redditometro, che inizierà a funzionare da marzo, tra i contribuenti italiani, e tra noi partite Iva in particolare, è scattata una certa dose di comprensibile panico. Il nuovo strumento di lotta all’evasione fiscale infatti, è stato congegnato in una maniera talmente sofisticata, che promette davvero di analizzare ai raggi X tutte le nostre spese e tutti i nostri redditi, in modo da stabilire se tra entrate e uscite ci sia congruenza oppure se qualcuno, appunto, cerchi di fare il furbo. Sarà bene quindi cominciare fin d’ora a prendere dimestichezza con alcune procedure che ci permetteranno di evitare spiacevoli grattacapi. E una delle questioni che più sono state fonte di discussioni e dibattiti, riguarda la necessità di conservare o meno gli scontrini dei nostri acquisti giornalieri. Vediamo di sgombrare il campo da qualsiasi dubbio in merito, e cerchiamo di capire quali ricevute ci conviene davvero tenere da parte e quali invece tralasciare.
Niente scontrini
L’Agenzia delle Entrate ha chiarito, fin dall’inizio, che non servirà conservare gli scontrini degli acquisti quotidiani e in particolare di quelli che riguardano alimentari e abbigliamento. La ragione è molto semplice. Il fisco, per determinare quanto una famiglia spende in cibo e vestiario, si servirà delle medie che in materia vengono ogni anno realizzate dall’Istat. In pratica, sono state catalogate tutte le tipologie di famiglia italiane (ne sono risultate ben 11), tenendo conto di nuclei con single, con coppie, con figli ecc. A loro volta questi modelli di famiglia sono stati inseriti in 5 differenti contesti geografici: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole. In questo modo si sono create ben 55 differenti categorie di famiglia rispetto a tipologie e zone del Paese. Per ciascuna di essa verrà quindi calcolata, attraverso appunto le rilevazioni condotte dall’Istat, una media circa i probabili consumi in abbigliamento e alimentazione. Ecco perché non sarà necessario, per questo tipo di spese, conservare nessun tipo di scontrino.
Ricevute da conservare
La questione è completamente differente se parliamo di spese meno ordinarie e soprattutto di una certa entità. L’esempio più emblematico che si può fare è quello di una vacanza o di un viaggio con pernottamento fuori casa. Ebbene, in questi casi converrà sempre conservare le ricevute dei pagamenti effettuati, anche perché si tratta di eventi a cui il fisco potrebbe arrivare facilmente, con la semplice consultazione di banche dati. Conservare allora con cura i biglietti del viaggio in treno o in aereo, oppure quelli della nave, se ad esempio si è fatta una crociera, potrebbe essere più che consigliabile. E ancora, sarà sempre auspicabile tenere da parte le ricevute degli hotel o degli alberghi in cui si è soggiornato. Tutte cosiddette pezze d’appoggio che potranno tornare utilissime qualora il fisco ci chiamasse a dare spiegazioni su una determinata spesa. E lo stesso dovrà valere nel caso acquistassimo oggetti di un certo valore come mobili, oppure elettrodomestici, insomma qualsiasi cosa possa avere un prezzo di una certa entità e che potrebbe anche solo minimamente insospettire il fisco. D’altro canto stiamo parlando di eventi abbastanza straordinari, visto che di questi tempi non capiterà tutti i giorni di effettuare spese di un certo livello. Ecco, in tutte queste occasioni, conservare ricevute sarà un’utile precauzione contro eventuali improbabili pretese del fisco.