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Redditometro, ora tutti gli italiani capiranno i dolori delle partite Iva

Agenzia delle Entrate 8 Gennaio 2013

“Ora tutti gli italiani capiranno quali sono i pesanti disagi che da anni affrontano le partite Iva alle prese con gli studi di settore”. Questo il commento che Enrico Zanetti, commercialista nonché direttore del centro studi Eutekne.info, rilascia a chi gli chiede di giudicare il nuovo redditometro. “In pratica – spiega Zanetti – siamo di fronte a una sorta di grande studio di settore applicato alle famiglie. Per ogni categoria di consumi e spese verranno a priori stabilite delle medie statistiche, calcolate attraverso le rilevazioni annuali dell’Istat”. Quindi in pratica è come dire che quello che ogni famiglia spende per cibo, bevande e servizi vari, non verrà più stabilito dalla famiglia stessa, ma verrà imposto da medie nazionali alle quali nessuno potrà sottrarsi. Il tutto ovviamente tenendo conto delle diverse tipologie di famiglie (sono 11) e diverse localizzazioni geografiche (sono 5). Ma detto ciò, al Fisco non interesserà più se qualcuno preferisce abiti semplici a quelli di marca, cibo biologico o in scatola. Quello che noi spendiamo verrà deciso in base alle medie dell’Istat. Proprio quello che da circa 15 anni succede per le partite Iva con  gli studi di settore, che impongono per determinate categorie di attività, localizzate in determinate zone del Paese, ricavi stabiliti statisticamente. E chi non rispetta questi parametri viene messo sotto indagine fiscale. “Così – sottolinea ancora Zanetti – 40 milioni di contribuenti capiranno perché 5 milioni di partite Iva odiano gli studi di settore. Senza contare che per questo da quindici anni vengono anche accusati di essere evasori fiscali senza esserlo”.

 

 Il “contraddittorio” con l’Agenzia

Ma le vicissitudini che porteranno milioni di italiani a capire quello che noi partite Iva subiamo da anni da parte del Fisco non finiscono qui. Molti contribuenti infatti saranno chiamati a dare spiegazioni, nel cosiddetto contraddittorio. Sarà l’occasione, offerta dall’Agenzia delle Entrate, per spiegare in via bonaria eventuali incongruenze tra spese effettuate e redditi percepiti nell’anno in esame. Più o meno quello che accade a molti di noi quando non rispettiamo gli studi di settore. “Purtroppo – spiega Zanetti – forse non tutti sanno che migliaia e migliaia di questi contraddittori si svolgono nella più totale incomunicabilità tra le parti. Senza contare che il tutto avviene in uffici dove i pochi impiegati non hanno assolutamente il tempo per controllare la documentazione che un possessore di partita Iva presenta per giustificarsi, e con situazioni, seppur limitate, in cui si fa intendere che conviene prepararsi in ogni caso ad un ricorso, perché per esigenze di budget il Fisco comunque procederà con un accertamento”. Ebbene, viene da chiedersi in maniera diretta: se gli uffici tributari in questi anni sono stati spesso incapaci di ascoltare le ragioni di 5 milioni di partite Iva, come potranno dare retta a 40 milioni di contribuenti? “La verità – conclude amaramente Zanetti – è che gli uffici saranno ancora più sovraccarichi di lavoro e gli impiegati saranno ancora meno disposti ad ascoltare”. Che dire? Cari contribuenti italiani, benvenuti nell’inferno del Fisco che noi, partite Iva, purtroppo pratichiamo dolorosamente da anni e anni.

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