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Sorpresa, per il Tar del Lazio Equitalia è fuori legge

Fisco 7 Maggio 2013

Se l’argomento non fosse di quelli da far piangere, ci sarebbe da ridere. Sta rimbalzando infatti sui giornali che tutte le pretese di pagamento avanzate da Equitalia sarebbero illegittime per un vizio di forma grave che era stato accertato con una sentenza del Tar del Lazio (su cui si attendono anche le pronunce del Consiglio di Stato, che è il tribunale amministrativo superiore rispetto al Tar-Tribunale Amministrativo Regionale e della Corte dei Conti) con una sentenza, la 6884, che risale addirittura al primo agosto 2011.

 

 

La storia, tanto assurda da essere incredibile anche per la disastrata burocrazia italiana, va avanti da almeno cinque anni. In sintesi il problema è questo: Equitalia, anche se ha la forma giuridica di una Spa, è una società pubblica (proprietà al 51 % Agenzia delle Entrate e 49 % Inps) ed è concessionario di un pubblico servizio, quello di “agente di riscossione” per conto di amministrazioni pubbliche. Dunque dovrebbe attenersi alle norme che regolano il pubblico impiego. Secondo queste norme «il personale che autorizza gli accertamenti deve avere la qualifica di dirigente, assunto per concorso pubblico con graduatoria». Ma per firmare tutte le cartelle esattoriali emesse i 367 dirigenti assunti con regolare concorso da Equitalia dovrebbero lavorare giorno e notte: i dati ufficiali non sono pubblici, ma nel 2012 si parla di circa 10 milioni di atti, farebbe più di 27 mila a testa… Conclusione, i “funzionari” abilitati all’emissione delle cartelle di Equitalia sono in realtà 1.146, di cui 767 privi dei requisiti di dirigente. Con l’aggravante che non è possibile risalire a quali atti sono stati autorizzati dai funzionari “legittimi” e quali no, perché gli atti rimangono (per comprensibili ragioni di riservatezza) “anonimi”. Autorizzati ma non si sa da chi. Dunque tutti illegittimi.

 

Ed ecco che, come stabilito con la sentenza del Tar del 2011, «sarebbero nulle tutte le cartelle esattoriali emesse da Equitalia anche se in base ad atti emessi dall’Agenzia delle Entrate in quanto autorizzate da personale privo della qualifica di dirigente». Ci sono ulteriori ricorsi in questo senso davanti al Consiglio di Stato presentati da Dirpubblica (Associazioni dei dirigenti della pubblica amministrazione) fino dal 2007 e un esposto presentato alla Procura Generale della Corte dei Conti dalla ex intendente di Finanza di Cagliari Maria Rosaria Randaccio. Tutti vanno nel senso di dichiarare nulli gli atti di Equitalia.

 

Una nuova mina per i già disastrati conti pubblici del Governo Letta che oltre a dover reperire urgentemente 6 miliardi necessari alle misure urgenti di questi giorni (100 euro a testa per ogni cittadino solo per non pagare la rata Imu di giugno – mediamente 33 euro a testa ogni italiano – e  per rifinanziare la cassa integrazione) si trova ad ereditare dal precedente governo anche questa grana potenzialmente micidiale che potrebbe raddoppiare da un giorno all’altro il fabbisogno urgente di fondi pubblici. L’entità della cifra eventualmente dalla data da cui saranno riconosciute nulle le cartelle e se verranno riconosciute le istanze di restituzione di quanto indebitamente pagato. Un disastro comunque ampiamente annunciato. Sono infatti almeno tre mesi che i principali quotidiani (il Sole 24 Ore del 25 febbraio, il Fatto Quotidiano del 19 marzo, Italia Oggi dell’11 aprile) insistono sull’urgenza di sanare questo pasticcio per evitare nuovi assalti alle dissanguate tasche dei contribuenti onesti. C’è stata anche un’interrogazione parlamentare del Movimento Cinque Stelle in data 21 marzo. Ma nessuno ha pensato bene di fare nulla…

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