Sos degli Attuari, pensioni a rischio anche con la riforma
Non è una novità, ma per la prima volta qualcuno lo dice esplicitamente senza mezzi termini: non diamo per scontate le pensioni perché anche dopo la riforma Monti-Fornero il sistema pensionistico obbligatorio “non può essere considerato finanziariamente sostenibile”. A lanciare l’allarme è l’Ordine degli Attuari, la categoria di professionisti specializzati nei calcoli probabilistici per le assicurazioni e gli enti di previdenza. Il loro comunicato anticipa la posizione che prenderanno in occasione delle Giornate Nazionali della Previdenza che si terranno il 16-17-18 maggio a Milano.
Secondo gli attuari l’anticipo del passaggio a un sistema di calcolo contributivo, l’eliminazione delle pensioni di anzianità e il posticipo dell’età di pensionamento introdotti con la riforma Fornero hanno migliorato la situazione in un’ottica di sostenibilità. Tuttavia, sulla gestione finanziaria del sistema pensionistico obbligatorio continuano a gravare i problemi legati all’occupazione (se ci sono meno persone che lavorano, anche i versamenti dei contributi previdenziali calano) e dell’andamento economico negativo (se anche chi il lavoro non lo perde guadagna di meno, versa meno di contributi) senza dimenticare la “bomba demografica” che ticchetta: l’invecchiamento della popolazione che avrà un picco di effetti negativi nei prossimi 20 anni, man mano che tutti i nati fra il 1945 e il 1964, i baby boomers, cioè le generazioni più “affollate della storia”, andranno in pensione.
Accanto a questo all’interrogativo di fondo sulla tenuta del sistema ci sono anche, secondo gli attuari, le incertezze sull’adeguatezza delle pensioni future. In linea teorica un allungamento della vita lavorativa dei contribuenti consentirà, anche con il sistema contributivo, di raggiungere pensioni più elevate. Ma la diffusione di carriere “basse” e di lavori discontinui, oltre all’effetto di crescite del Pil vicine allo zero o addirittura negative (al Pil è legata la rivalutazione annuale dei montanti, cioè del capitale versato dai lavoratori in vista della pensione) fa prevedere redditi inadeguati per chi andrà in pensione nei prossimi anni. Alle Giornate della Previdenza l’Ordine degli Attuari porta le valutazioni e i calcoli che evidenziano quali sono i fattori (carriera, livello di Pil, speranza di vita) che influiscono in modo significativo sul livello di reddito futuro.
Il rischio povertà, sottolineano gli attuari, non è l’unico che dovrà essere affrontato dai futuri pensionati. All’orizzonte ci sono anche problemi connessi al rischio salute e autosufficienza, perché una società composta da una percentuale sempre maggiore di anziani avrà sempre più problemi di assistenza. L’altra enorme incognita è il rischio-anzianità legato alla perdita del lavoro (o alla necessità di ridurre l’attività lavorativa) nelle età avanzate ma non ancora coperte dalla pensione: se tutti dovremo lavorare tendenzialmente fino ai 70 anni per poter avere una pensione, molti rischiano di non farcela per problemi di salute.
Per la copertura di questi rischi – dicono gli attuari – è urgente sviluppare forme di welfare integrativo alternative a quelle esistenti o, meglio, ottimizzare e razionalizzare le soluzioni esistenti: i fondi pensione complementari saranno probabilmente chiamati a svolgere una funzione di sostegno al reddito, oltre che di integrazione della pensione, mentre i fondi sanitari dovranno sviluppare particolari forme di copertura legate alle nuove esigenze che deriveranno anche dalla perdita di occupazione, all’andamento economico e alla demografia.