Cinque consigli preziosi per evitare un clamoroso flop
Informazioni e consigli utili, di cui è bene fare tesoro. Sono quelli indicate nell’Annuario del Franchising, una pubblicazione curata dall’associazione di categoria Assofranchising. Ecco, nel dettaglio, 5 cose che bisogna assolutamente sapere, prima di accingersi a dar vita a un nuovo business.
1) Redditività dell’investimento
Quando si decide di aprire un’attività, è bene prendere in esame numerose alternative (cioè contattare diverse catene, in settori differenti) per poi decidere di affiliarsi a quella che si reputa più profittevole. Soltanto con questa attenta selezione preliminare, si risece a individuare un business capace di generare utili, che si adatta alle possibilità e alle attitudini dell’aspirante venditore (il franchisee).
2) Notorietà del marchio
Senza dubbio, il prestigio e la notorietà della catena a cui il franchisee vuole affiliarsi è un elemento importantissimo che non va mai sottovalutato e che, in molti casi, risulta determinante per il successo di un negozio. Non sempre, però, c’è un legame automatico tra la notorietà dell’insegna e il profitto realizzabile. Detto in parole povere, anche l’apertura di un punto vendita con un marchio celebre può rivelarsi un flop. Dunque, secondo Assofranchising è bene verificare sempre la profittabilità del business, attraverso un’analisi dei dati contabili (per esempio del fatturato medio dei negozi della stessa catena, in rapporto al bacino di utenza, cioè in rapporto al numero dei potenziali clienti).
3) Il settore di attività
Assofranchising considera questo terzo punto particolarmente delicato. Spesso, infatti, il commercio in franchising ha il pregio di dare la possibilità di mettersi in proprio anche ai neofiti, cioè alle persone che partono da zero, senza alcuna esperienza imprenditoriale alle spalle. L’associazione di categoria consiglia comunque di essere prudenti e di non avviare un’attività in settori commerciali di cui non si conosce assolutamente nulla. Contemporaneamente, però, la scelta del business non deve neppure essere determinata soltanto dalle vocazioni e dalle preferenze personali dell’aspirante venditore. Spesso, infatti, il desiderio di aprire un’attività in un determinato settore non coincide con i potenziali guadagni. Inoltre, Assofranchising suggerisce di non farsi allettare troppo dalle attività che hanno già avuto successo all’estero e che in Italia sono soltanto agli inizi. Non è detto, infatti, che una catena in franchising capace di incontrare il gradimento dei consumatori stranieri possa ricevere la stessa accoglienza sul mercato italiano.
4) La scelta dell’insegna
E’ bene non fidarsi troppo delle catene di franchising (i franchisor) che promettono “mari e monti” agli aspiranti venditori. I gruppi della grande distribuzione più seri, infatti, sono quelli che selezionano con criteri severi i propri affiliati e verificano attentamente la loro reale capacità di fare business e di stare sul mercato.
5) La valutazione sul campo
Infine, c’è bisogno di grande trasparenza nei rapporti tra la casamadre gli aspiranti venditori, che devono acquisire più informazioni possibili sulla situazione economica e patrimoniale del franchisor, anche attraverso un contratto e un confronto con i rivenditori già entrati a far parte della rete, in qualche altra città o provincia italiana. Bisogna dunque diffidare delle società che rilasciano pochi dati e poche informazioni sul proprio business e su quello dell’intera catena distributiva. Di solito, i franchisor più seri sono quelli che mettono a disposizione l’elenco dei propri affiliati, senza neppure una espressa richiesta dagli aspirati venditori.
Per saperne di più, possiamo visitare il sito di Assofranchising.