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Governo riduce stretta sui dividendi: limiti al 5% del capitale o 500.000 euro nel Ddl Bilancio 2026

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Sonia Rinaldi

Roma, 14 dicembre 2025 – Il Governo ha deciso di intervenire sull’articolo 18 del Disegno di legge di bilancio 2026, cambiandolo in modo significativo nelle ultime ore, dopo giorni di confronto serrato tra le forze di maggioranza e i tecnici del Ministero dell’Economia. La nuova versione, arrivata ieri sera a Palazzo Chigi, prevede che l’imponibilità integrale resti limitata a situazioni marginali, lasciando invece invariato il regime agevolato per la maggior parte degli interessati. Una scelta motivata dalla volontà di evitare pesanti ricadute su famiglie e imprese, come ha spiegato una fonte vicina al ministro Giorgetti.

Articolo 18, la revisione dopo le polemiche

Le modifiche all’articolo 18 arrivano dopo una settimana di polemiche scatenate dalle prime bozze del testo che introducevano una tassazione più dura su alcune tipologie di redditi finora agevolati. L’imponibilità integrale, cioè la perdita totale delle agevolazioni fiscali, era stata estesa in bozza anche a casi comuni, scatenando forte malumore soprattutto tra professionisti e lavoratori autonomi.

Secondo fonti parlamentari, tra lunedì e mercoledì si sono susseguite riunioni tecniche a Montecitorio e incontri informali tra rappresentanti di categoria e vertici della maggioranza. I sindacati, in particolare Cgil e Cisl, avevano espresso una “preoccupazione concreta” per un impatto che avrebbe potuto colpire “centinaia di migliaia di famiglie”, come ha detto Luigi Sbarra. Solo allora, preso atto delle reazioni, il Governo ha deciso di restringere il campo d’applicazione della norma.

Cosa cambia con la nuova versione

Nella versione riscritta dell’articolo 18, la norma sulla tassazione piena è riservata a situazioni molto specifiche: si tratta, spiega una nota del Mef pubblicata ieri alle 22.30, “di casi residuali già individuati dalla prassi tributaria e riconosciuti come potenziali abusi”.

In pratica – fanno sapere da Via XX Settembre – la stragrande maggioranza dei beneficiari continuerà a godere delle agevolazioni fiscali attuali. Fondamentale per questa svolta è stato il lavoro congiunto degli uffici legislativi di Senato e Camera che nelle ultime quarantotto ore hanno controllato ogni singolo comma del testo per evitare possibili contenziosi futuri.

“Non vogliamo colpire chi rispetta le regole – ha garantito il sottosegretario Federico Freni – L’obiettivo resta combattere l’elusione senza mettere in difficoltà lavoratori e piccole imprese.” Un messaggio confermato anche da fonti della maggioranza alla Camera, che hanno definito il compromesso “ragionevole” e “in linea con le indicazioni europee”.

Le reazioni delle parti sociali e della politica

La correzione di rotta è stata accolta con sollievo da sindacati e associazioni di categoria. Il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella ha commentato: “Bene che si sia ascoltato ciò che abbiamo detto. Ora serve chiarezza nell’applicazione”. Più cauta la Cgil: “Aspettiamo il testo definitivo”, ha detto ieri sera Maurizio Landini davanti alla Camera.

Intanto le opposizioni non hanno risparmiato critiche sull’intero iter. “Serve più trasparenza – ha detto Chiara Gribaudo (Pd) – Non si possono rimaneggiare così norme che riguardano milioni di contribuenti”. Il M5S ha chiesto un’audizione urgente del ministro Giorgetti in commissione Bilancio.

Il quadro economico e i prossimi passi

Sul fronte economico, la modifica all’articolo 18 non dovrebbe avere effetti significativi sulle entrate previste per il 2026, secondo le prime valutazioni tecniche diffuse questa mattina. Gli esperti dell’Ufficio parlamentare di bilancio stimano che i soggetti toccati dalla nuova norma siano “molto pochi” mentre il gettito aggiuntivo sarà “limitato”, soprattutto se si considerano i rischi sociali evitati.

La discussione sul disegno di legge di bilancio continua in Commissione: l’esame degli emendamenti all’articolo 18 riprende lunedì mattina alle 10, mentre entro martedì sera il Governo punta ad avere il via libera definitivo in Aula. Un percorso serrato – sottolineano da Palazzo Chigi – perché i tempi sono “improrogabili”.

Alla fine la scelta di confinare l’imponibilità integrale a casi marginali sembra un compromesso tra esigenze fiscali e sostenibilità sociale. Resta ora da vedere nei prossimi mesi quale sarà l’effetto concreto sulle categorie coinvolte e se serviranno nuovi aggiustamenti con la prossima legge di stabilità.

Sonia Rinaldi

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