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Il VSME: un principio volontario che supera i confini delle raccomandazioni

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Sonia Rinaldi

Milano, 13 giugno 2024 – Il principio volontario VSME sul sustainability reporting, introdotto dalla raccomandazione (Ue) 2025/1710 e sviluppato dall’EFRAG, potrà essere adottato molto presto da un pubblico molto più ampio rispetto a quanto previsto all’inizio. Non si parla più solo di medie imprese non quotate, ma anche di realtà più piccole, società di persone e persino lavoratori autonomi. Tutti potranno scegliere di applicare questo standard, che resta però sempre su base volontaria.

VSME, il principio che va oltre la raccomandazione

Dal testo ufficiale pubblicato a Bruxelles emerge che il VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for Small and Medium-sized Enterprises) nasce per dare una guida semplice e chiara alle imprese che non rientrano negli obblighi più rigidi della direttiva CSRD. Ma, come confermano fonti vicine all’EFRAG, non ci sono limiti stretti: “Il principio può essere adottato da qualsiasi impresa che lo ritenga utile, anche se fuori dai parametri dimensionali previsti”, ha spiegato un funzionario europeo durante un recente incontro a Milano.

In sostanza, la raccomandazione Ue 2025/1710 indica la via, ma lascia molta libertà. Il sustainability reporting volontario può essere usato da società di persone, cooperative, associazioni e persino professionisti singoli. Una novità che, secondo diversi esperti, potrebbe spingere la diffusione di pratiche di rendicontazione ambientale e sociale anche tra realtà più piccole e meno strutturate.

Chi può aderire: non solo imprese, ma anche lavoratori autonomi

Il punto centrale è proprio chi può aderire. La direttiva CSRD impone obblighi solo alle grandi aziende e alle società quotate. Il VSME, invece, punta chiaramente alle medie imprese non quotate. Ma, come si legge nella raccomandazione Ue, “il principio può essere adottato anche da imprese più piccole o da soggetti diversi dalle società di capitali”. In pratica, non ci sono barriere formali.

“Abbiamo voluto creare uno strumento flessibile”, ha spiegato un membro del gruppo tecnico EFRAG. “Le piccole imprese spesso non hanno le risorse per affrontare processi complicati. Questo standard è pensato proprio per loro, ma non esclude nessuno”. Un’apertura che interessa anche i lavoratori autonomi, spesso esclusi dalle grandi norme europee.

Perché scegliere il VSME: i vantaggi per le imprese

Perché un’impresa dovrebbe scegliere di aderire al VSME, anche se non è obbligata? Gli addetti ai lavori rispondono chiaramente: “Sempre più clienti e fornitori vogliono trasparenza sulle pratiche ambientali e sociali”, spiega Marco Bianchi, consulente ESG a Bologna. “Avere un report strutturato può aprire le porte a bandi pubblici o a finanziamenti bancari”.

Secondo un’indagine della Camera di Commercio di Milano, il 42% delle PMI lombarde guarda con interesse alla possibilità di adottare uno standard volontario per la rendicontazione di sostenibilità. Un segnale che dimostra come questi temi stiano diventando importanti anche per chi non ha obblighi normativi.

Le prossime mosse: strumenti pratici e supporto sul territorio

La pubblicazione della raccomandazione Ue è solo il primo passo. Nei prossimi mesi, l’EFRAG metterà a disposizione delle imprese vari strumenti pratici: linee guida semplici, modelli da compilare e webinar informativi. L’obiettivo, come ha ribadito il presidente EFRAG Jean-Paul Gauzès, è “rendere il sustainability reporting accessibile a tutti, senza complicare le procedure”.

Intanto, le associazioni di categoria si stanno già muovendo sul territorio. A Torino, per esempio, Confartigianato ha annunciato un ciclo di seminari rivolti alle microimprese. “Vogliamo aiutare i nostri associati a sfruttare questa opportunità”, ha detto il presidente locale Giovanni Rossi.

Un cambio di passo nella cultura della sostenibilità

In definitiva, l’arrivo del principio volontario VSME segna un cambio importante nella cultura della sostenibilità nelle imprese italiane. Non più solo obblighi per le grandi aziende, ma una spinta verso una trasparenza diffusa. “Solo così – conclude Bianchi – la sostenibilità diventerà davvero parte integrante del tessuto economico italiano”.

Resta da vedere quanti decideranno di cogliere questa sfida. Ma la strada, almeno sulla carta, è aperta a tutti.

Sonia Rinaldi

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