Lo dice la Corte dei Conti: partite Iva? Il bancomat dell’Inps
Nell’ultimo rapporto annuale sul bilancio dell’Inps, la Corte dei Conti non ha usato mezze frasi: “Milioni di lavoratori precari italiani rischiano di ricevere in futuro una pensione da fame”, hanno scritto in sostanza i magistrati contabili, invitando il Governo a risolvere molti problemi ancora aperti nel sistema previdenziale italiano.
La “scure” della Riforma Dini
In particolare, la Corte presieduta da Luigi Giampaolino ha rilevato che, nel nostro Paese, esistono parecchi lavoratori che non hanno un impiego stabile e che attraversano lunghi periodi di disoccupazione, correndo un rischio concreto: quello di ricevere dall’Inps, quando saranno anziani, degli assegni assai magri, inferiori di almeno il 40 o 50% rispetto agli ultimi redditi dichiarati.
Colpa di una riforma previdenziale approvata in Italia nel 1995 dal Governo Dini, che ha introdotto il metodo contributivo: un sistema di calcolo in base al quale l’ammontare delle pensioni pubbliche dipenderà esclusivamente dalla quantità di contributi versati nel corso di tutta la carriera. Chi accantona pochi contributi, come i precari e i disoccupati cronici, riceverà dunque una pensione da fame.
La situazione assurda della Gestione separata
La stessa Corte dei Conti ha però messo in evidenza una situazione assurda: quei pochi contributi versati dai precari oggi mantengono in piedi i conti dell’intero sistema pensionistico italiano. Il bilancio dell’Inps, per chi non lo sapesse, si divide infatti in tanti fondi diversi, che corrispondono ciascuno a una specifica categoria professionale: i commercianti, gli artigiani, gli agricoltori, i lavoratori dipendenti (che, fino allo scorso anno, erano suddivisi dall’Inps in varie sottocategorie, poi abrogate, come gli addetti del settore telefonico, gli elettrici o i dirigenti d’azienda). Quasi tutti questi fondi, con poche eccezioni, sono pesantemente in passivo, poiché i contributi incassati dai lavoratori ancora in attività non bastano per pagare le pensioni di chi si è già messo a riposo.
Nel bilancio dell’Inps, come ha rilevato la Corte dei Conti, c’è un solo fondo che ha i conti in ordine, cioè presenta un consistente avanzo finanziario. Si tratta della Gestione separata, in cui confluiscono i contributi versati dai precari e dai disoccupati. Peccato, però, che i magistrati contabili si siano dimenticati di mettere in evidenza con forza un altro aspetto importante: tra gli iscritti alla Gestione separata, non ci sono soltanto i precari, ma anche molte partite Iva che, per necessità o per scelta, svolgono la propria attività in forma autonoma. Anche questi lavoratori, spesso dimenticati dai mass media e dalla politica, pagano per tutti gli altri, cioè tengono in attivo il bilancio dell’Inps e consentono di garantire assegni molto più ricchi (e spesso immeritati) ad alcune categorie professionali.