Per investire in borsa, usiamo Google

Lo studio è stato pubblicato dal Financial Times. In sostanza, gli esperti hanno stabilito che quando parole come “azioni”, “economia”, o “portafoglio” salgono ai vertici dei termini più digitati nei motori di ricerca, un calo delle borse è più che probabile. Al contrario, se le parole legate al mercato e all’economia scendono nelle classifiche dei termini più ricercati, si può prevedere un rialzo. La conclusione viene giustificata con la natura molto emotiva degli investitori e dei mercati, che spesso si muovono sull’onda dell’entusiasmo e della preoccupazione.
Una scienza esatta?
Chi pensa che si tratti solo di chiacchiere potrebbe anche sbagliarsi. Gli analisti finanziari usano già da tempo il flusso dei dati che passa sul Web per i loro pronostici finanziari. I professori che hanno realizzato lo studio, tra i quali ci sono docenti di finanza e scienze comportamentali, affermano che una strategia basata solo e soltanto sulla popolarità del termine “debito” nel motore di ricerca Google avrebbe portato, tra il 2004 e il 2011 a un aumento del proprio capitale del 326%.
Allo stesso tempo, però, lo studio evidenzia come questo tipo di predizioni non ha alcuna affidabilità. Alcuni termini, per esempio, sembrano a volte più indicativi di altri. Tanto che “colore” o “ristorante” sono spesso più utili di “Dow Jones” per determinare il movimento delle azioni. Inoltre, la conoscenza dei termini più ricercati può a sua volta condizionare le persone e quindi falsare i risultati. Google, insomma, offre utili indicazioni, ma poche certezze per chi scommette.